Iran: sconvolgente rapporto sui Diritti Umani in Iran ma Navi Pillay fa orecchie da mercante

Il rapporto sulle violazioni dei Diritti Umani in Iran presentato giovedì scorso da Ahmed Shaheed all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite è semplicemente sconvolgente. Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per l’Iran ha prodotto un documento incontestabile e dettagliato che non lascia adito a dubbi su quello che avviene entro i confini iraniani.

Secondo il rapporto gli attivisti per i Diritti Umani iraniani arrestati in gran numero dalle autorità iraniane vengono sottoposti a durissime percosse con i bastoni, alla sistematica privazione del sonno, a stupri, a finte impiccagioni (vengono portati quasi sull’orlo della morte poi viene allentato il cappio), a minacce contro i membri delle loro famiglie (minacce di stupro o di uccisione). Nel 2011 in Iran sono state giustiziate 670 persone, mentre nei primi cinque mesi del 2012 (ultimo dato disponibile) le persone giustiziate erano già 223. Attualmente sono oltre 450 gli attivisti dei Diritti Umani detenuti nelle carceri iraniane. A questi si aggiungono oltre 120 tra giornalisti e blogger.

Il rapporto descrive un Iran dove la libertà di stampa viene sistematicamente repressa, dove i processi sono iniqui e parziali, dove gli attivisti dei Diritti Umani e le loro famiglie vengono sistematicamente minacciati e reclusi, dove lo stupro ai danni delle donne che fanno parte delle organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani viene usato come arma coercitiva.

Shaheed, ex ministro degli esteri delle Maldive, ha riferito che il regime iraniano non gli ha permesso  di girare liberamente e che, anzi, gli ha impedito di visitare gli attivisti dei Diritti Umani in carcere. Tuttavia è riuscito a raccogliere 99 interviste con altrettanti attivisti che gli hanno descritto una situazione terribile. Incarcerati per periodi che  vanno da 3 a 36 mesi , hanno dovuto subire di tutto durante la carcerazione. Shaheed ha parlato di “violazioni dei Diritti Umani sistemiche” il che, detto in parole povere, significa che il sistema iraniano è fondato sulla sistematica violazione dei Diritti Umani. Mai un rapporto sull’Iran era stato tanto esplicito.

Ahmed Shaheed ha poi parlato del sistema giuridico iraniano che considera perseguibili come adulti le bambine di appena 9 anni mentre per i maschi la quota sale a 14 anni. Ha poi ricordato che il codice penale iraniano considera anche moharebeh (comportamento ostile a Dio) e fisad-fil-arzz (corruzione sulla terra) come crimini capitali, punibili con l’esecuzione, la crocifissione, l’amputazione della mano destra e il piede sinistro, o con l’esilio, tutte pene che vengono sistematicamente applicate.

Piuttosto freddina la reazione di Navi Pillay, alto commissario della Commissione dei Diritti Umani dell’Onu, la quale si è ben guardata da chiedere che la struttura da lei rappresentata emettesse una risoluzione di condanna per l’Iran. Certe risoluzioni si fanno solo contro Israele.

Piccata invece la reazione iraniana che per mezzo del Ministero degli Esteri ha fatto sapere che considera tale rapporto “pieno di menzogne e chiaramente politico, volto a danneggiare l’immagine della Repubblica Islamica dell’Iran”. Secondo l’agenzia FARS, un funzionario del Ministero degli Esteri ha detto che “Ahmed Shaheed ha solo ripetuto a pappagallo le accuse dei nemici dell’Iran”.

A parte la vergognosa (per quanto attesa) “non reazione” di Navi Pillay e di un Consiglio dei Diritti Umani dove vige la totale egemonia dei paesi islamici, il rapporto di Ahmed Shaheed fa finalmente luce sulle terribili condizioni in cui sono costretti a vivere i difensori dei Diritti Umani in Iran e sulle sistematiche (e sistemiche) violazioni dei Diritti Umani in Iran.

Sharon Levi