Protocollo per la certificazione del Coltan

Rights Reporter riprende una battaglia portata avanti per molti anni da Secondo Protocollo, quella del “Protocollo per la certificazione della provenienza del Coltan”.

Nel 2010 Secondo Protocollo ha presentato alle Nazioni Unite una bozza del “Protocollo per la certificazione del Coltan” sulla falsariga del “Protocollo di Kimberley” creato per i diamanti. Da allora nulla è successo nonostante i tanti apprezzamenti. Sembra quasi che a tutti stia bene che le cose rimangano così.

Nel frattempo nella Repubblica Democratica del Congo si continua a morire per il controllo delle miniere di Coltan e per la sua estrazione (moltissime vittime tra i bambini che sono gli unici a poter entrare nei piccoli buchi  nel terreno).

Il “Protocollo di Kimberley” ha portato molti vantaggi e miglioramenti nel mercato dei diamanti arrivando ad azzerare quasi completamente il mercato dei diamanti insanguinati. Noi riteniamo che anche il “Protocollo per la certificazione della provenienza del Coltan” possa fare altrettanto e limitare il mercato del “Coltan insanguinato”.

Per questo motivo riprendiamo quella battaglia con più vigore cercando di coinvolgere quante più persone possibile. Ricordiamo infatti che i responsabili indiretti di questa immane tragedia siamo anche noi che usufruiamo delle qualità del Coltan ogni giorno, ogni volta che usiamo un telefonino o un computer.

Nei prossimi giorni il “Protocollo per la certificazione del Coltan” verrà quindi presentato di nuovo (per la terza volta) alle Nazioni Unite e al nostro Ministro degli Affari Esteri con preghiera di sostenerlo in sede ONU. Nel frattempo studieremo una campagna di sensibilizzazione atta a rendere partecipi tutti i cittadini responsabili e sensibili al problema.

Ricordiamo a tutti che molte delle guerre che si combattono in Africa sono legate direttamente ai nostri lussi. In particolare nella Repubblica Democratica del Congo centinaia di migliaia di persone muoiono per garantire a noi che si possano usare i telefonini e i computer. Pensiamoci.