Ebbene si, noi siamo tra quelli che pensano che la politica dell’amministrazione Obama in Medio Oriente sia una politica islamista, cioè studiata appositamente per favorire l’espansione dell’Islam. Ci sono tante cose che ce lo fanno pensare e, anche Obama non lo ha mai confermato, è palese che mesi fa fece un accordo con la Fratellanza Musulmana volto proprio a cambiare gli assetti del Medio Oriente in configurazione islamica.
Ma se il primo Presidente islamista della storia degli USA non è in grado né di negare (è troppo evidente) né di confermare la sua politica (gli elettori lo punirebbero) noi siamo in grado di dargli qualche consiglio per dimostrare al mondo che anche se è un Presidente islamista almeno non è estremista e che, come ha più volte detto, il suo obbiettivo è arrivare alla pace in Medio Oriente, una pace che però comprenda ancora la presenza di Israele (aggiungiamo noi), cioè che non sia la “pace dei vinti”.
Dando quindi per scontato che il Presidente USA voglia comprendere anche Israele in un futuro Medio Oriente e ipotizzando (in maniera a dire il vero molto azzardata) che l’accordo con i Fratelli Musulmani sia volto a trovare un buon bilanciamento tra Islam integralista e Islam moderato, proviamo a dare al Presidente americano qualche spiegazione in merito a quello che succede in Medio Oriente e come fare per risolvere definitivamente il problema.
Punto primo: la questione dei confini – E’ opinione comune che alla base del conflitto arabo-israeliano ci siano i confini tra lo Stato Ebraico e il futuro stato arabo-palestinese. Primo errore. Non è mai stata una questione di confini semplicemente perché mentre Israele riconosce agli arabi il Diritto di avere una propria terra (che si chiami Palestina o Emirato di non so che), altrettanto non fanno gli arabi con Israele. In sostanza per loro Israele non dovrebbe esistere e quindi non vogliono una parte di quella terra, la vogliono tutta. Basta ascoltare i discorsi in arabo che fanno i loro leader per capirlo (e non serve il suocero di Grillo per tradurli correttamente). Cosa occorre per evitare questo problema? Semplicissimo, che gli arabi riconoscano Israele e che lo facciano prima di qualsiasi trattativa. Questa deve essere una precondizione per riaprire qualsiasi trattativa di pace. Se ciò non avvenisse è chiaro che sono gli arabi a non volere la pace.
Punto secondo: l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) – Chi rappresenta esattamente l’Autorità Nazionale Palestinese? Il popolo palestinese o una lobby d’affari che nel corso degli anni si è arricchita a dismisura con gli aiuti occidentali ai palestinesi, somme di denaro che superano ampiamente qualsiasi altro aiuto a qualsiasi altro popolo della terra. Se la risposta è la prima (la ANP rappresenta i palestinesi) restituisca ai palestinesi tutti i soldi presi da Arafat, Abu Mazen e le decine di rais che si sono alternati in questi anno nei vari posti di potere, e si impieghino per lo sviluppo del territorio. Se invece la risposta è la seconda, la pace non interessa a nessuno di loro perché se scoppiasse la pace sarebbe la fine dell’enorme flusso di denaro occidentale. Noi (ma è evidente a tutti) riteniamo che la risposta sia proprio la seconda quindi fino a che non sarà eliminata la ANP e non verrà imposto un Governo non corrotto, la pace non potrà esserci per il semplice fatto che ai leader arabi non conviene.
Punto terzo: Hamas – E qui entriamo in un vero campo minato per il Presidente americano. Cosa comprende l’accordo con la Fratellanza Musulmana? Se comprende la sopravvivenza del gruppo terrorista è un accordo che non prevede la presenza di Israele in Medio Oriente. Qui non ci sono discussioni e quindi Obama è un estremista islamico. Se prevede la trasformazione del gruppo terrorista in un movimento politico, allora Obama oltre che estremista è pure idiota a crederci (o a volerlo far credere). Se invece prevede “l’annullamento” del gruppo terrorista, l’insediamento a Gaza di un Governo moderato (che non sia la ANP per le ragioni del punto secondo) e addirittura un ricongiungimento politico (territoriale è impossibile) con la Cisgiordania, allora l’accordo con i Fratelli Musulmani è un buon accordo per la pace in Medio Oriente. Noi riteniamo che la terza ipotesi sia fantascienza, ma vogliamo essere buoni con Obama e l’abbiamo messa ugualmente come possibilità. Il punto è che la presenza di Hamas (e della Jihad Islamica) non è compatibile con qualsiasi ipotesi di pace in Medio Oriente e quindi qualsiasi approccio al problema che non preveda l’eliminazione definita e permanente del gruppo terrorista arabo non può essere presa in considerazione. Ed è qui che nasce il “problema Fratellanza Musulmana” perché è semplicemente impensabile che un padre decida di sopprimere il figlio ed essendo Hamas figlio dei Fratelli Musulmani è impossibile che nell’accordo con Obama vi sia questa eventualità. Ergo, in questo clima la pace è praticamente impossibile.
Punto quarto: la questione del rientro dei profughi palestinesi – Un altro punto sul quale si infrangono le possibilità della riapertura dei colloqui di pace è quello del rientro dei cosiddetti profughi palestinesi. Come abbiamo spiegato più volte i profughi palestinesi dipendono dal UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) che incredibilmente considera profughi anche i discendenti dei profughi originali. Così il loro numero passa da quello stimato di profughi originali (secondo la legge internazionale applicata in tutto il resto del mondo dalla UNHCR) che attualmente è di circa 35.000 a quello stimato secondo l’assurdo sistema del UNRWA che è di circa 4,5 milioni. Nessuno potrebbe sopportare una “iniezione” di milioni di persone in territorio piccolo come la Cisgiordania, questo lo sanno i palestinesi come lo sa Obama. Ma nessuno nell’amministrazione americana si è mai sognato di mettere “i puntini sulle i” in merito a questo problema che la ANP usa sistematicamente per bloccare le possibilità di riapertura del dialogo.
Ricapitolando, per arrivare alla pace in Medio Oriente Obama e l’occidente dovrebbero lavorare a questi imprescindibili punti:
- Riconoscimento da parte degli arabi di Israele come Stato Ebraico
- Sostituzione della ANP con un Governo che non sia corrotto e che non comprenda nessuno dell’attuale esecutivo
- Eliminazione definitiva di Hamas e della Jihad Islamica
- Rinuncia al rientro dei profughi o, al limite, rientro limitato ai profughi che ne hanno Diritto in base alle leggi internazionali.
Una volta fatto questo si può parlare anche di confini e di restituzione/scambio di terra. Il problema è che Obama non intende affrontare questi quattro fondamentali punti e preferisce continuare a legittimare le assurde richieste palestinesi che non possono che portare al blocco di qualsiasi trattativa. L’assurdo è che, pur rendendosi conto che i problemi risiedono in questi quattro punti, si continua a dare la colpa a Israele dello stallo dei negoziati e adesso con l’avvento della Fratellanza Musulmana in quasi tutto il Medio Oriente, avvento che ha la benedizione di Obama, la situazione diverrà, se possibile, ancora più complicata perché invece che lavorare alla pace si tenderà a dare ancora più legittimazione alla attuale situazione e alle richieste arabe, richieste che non prevedono una contropartita.
Ora, noi ci permettiamo di dare un consiglio spassionato al Presidente Obama: se veramente, come dice, lavora per la pace in Medio Oriente affronti con decisione questi quattro punti fondamentali e vedrà che la pace scoppierà improvvisa e spontanea. Diversamente si individui chi sono realmente i veri oppositori a qualsiasi negoziato di pace invece di dare la colpa a Israele. Già questo sarebbe un discreto passo avanti.
Miriam Bolaffi