L’Iran ha deciso di porsi in modo deciso sul sentiero di guerra. A rivelarlo sono attendibili fonti di intelligence israeliana, americana e inglese le quali in questi giorni si stanno scambiando una imponente mole di dati sulle informazioni che ricevono dai loro informatori in Iran.
Quello che emerge dall’analisi di tutti questi dati non lascia presagire nulla di buono. Secondo informazioni giudicate altamente attendibili, ci sarebbero fortissime pressioni da parte dei Pasdaran per passare dalla fase attendista ad una fase offensiva. In questa opera di convincimento sarebbe impegnato in modo particolare Yahya Rahim Safavi, consigliere militare del Grande Ayatollah Ali Khamenei, il quale ritiene che l’Iran non debba aspettare le mosse occidentali, siano esse di tipo sanzionatorio che di tipo militare.
Secondo Yahya Rahim Safavi, Theran dovrebbe passare da subito all’attacco prima di essere a sua volta attaccata. Le fonti di informazioni in Iran riferiscono che l’idea del consigliere militare di Khamenei piace sempre di più al Consiglio dei Saggi, l’organo cioè che coadiuva il Grande Ayatollah e che rappresenta il potere religioso in Iran, mentre ci sarebbero delle resistenze da parte di un’ala del Parlamento e, incredibilmente (ma non troppo vista la lotta di potere tra lui e Khamenei), da parte di Ahmadinejad.
Yahya Rahim Safavi avrebbe studiato in particolare un piano per una azione di forza altamente dimostrativa volta a bloccare lo Stretto di Hormuz. I pasdaran dovrebbero attaccare diverse petroliere (e forse anche navi da guerra inglesi o americane) allo scopo di prendere in ostaggio quanti più marinai possibili e con l’obbiettivo di dimostrare al mondo che l’Iran può bloccare lo Stretto di Hormuz (e quindi il flusso di petrolio del Golfo Persico) quando e come vuole. L’azione sarebbe simile a quella che nel 2007 portò i pasdaran, a bordo di barchini veloci, a prendere in ostaggio un gruppo di 15 marinai britannici imbarcati in una nave da militare inglese.
E’ addirittura più esplicito e deciso Amir Ali Hajizadeh, capo della divisione aero-spaziale delle Guardie della Rivoluzione, il quale propone un attacco preventivo contro Israele usando Hamas ed Hezbollah. Secondo il piano presentato da Amir Ali Hajizadeh su Israele dovrebbero piovere centinaia di missili nel giro di pochi giorni. Sarebbero colpite le basi aeree, quelle militari e la centrale nucleare di Dimona oltre naturalmente alle maggiori città israeliane. Ad una comprensibile reazione israeliana interverrebbero l’Iran e la Siria anche con l’uso delle loro forze aeree. Secondo il pensiero del dirigente dei Pasdaran, questo dovrebbe prevenire un attacco all’Iran. In base a quello che le fonti in Iran riferiscono, questo piano piace molto di più del primo anche a quei parlamentari che ne sono stati informati in quanto eviterebbe di coinvolgere altre nazioni nel conflitto come invece immancabilmente farebbe il piano presentato da Yahya Rahim Safavi che prevede il blocco dello Stretto di Hormuz. Quel piano potrebbe essere usato in un secondo tempo se a Israele si unissero anche altre forze (inglesi e americani).
Insomma, da quanto si capisce da queste informazioni (analizzate anche dal Washington Institute for Near East Policy che ne ha sancito l’attendibilità), appare evidente che Teheran si stia preparando ad una guerra offensiva e non difensiva come invece si era creduto fino ad oggi. In sostanza a Teheran sta prendendo piede l’ipotesi di attaccare per primi onde evitare un attacco israeliano alle centrali nucleari, una ipotesi questa che piace al Grande Ayatollah Khamenei e ai massimi dirigenti dei Guardiani delle Rivoluzione. Piace un po’ meno ad Ahmadinejad il quale vorrebbe incrementare le azioni clandestine, ma è opinione comune che nella guerra di potere interna all’Iran tra Ahmadinejad e Khamenei sia quest’ultimo ad avere il sopravvento.
Miriam Bolaffi