Ha scatenato un vero putiferio tra i filo-palestinesi la notizia che gli Stati Uniti avrebbero congelato 200 milioni di dollari di aiuto all’Autorità Nazionale Palestinese se non avessero ritirato la loro richiesta di riconoscimento all’Onu. In molti hanno visto in questa decisione un ricatto ad Abu Mazen.
In realtà da diversi mesi negli Stati Uniti si discute se sull’opportunità o meno di gettare al vento tutti questi soldi in un momento di gravissima crisi economica, specie nel caso degli aiuti ai palestinesi i quali non si sa bene dove vadano a finire.
Lo scorso mese di maggio ha destato profonda preoccupazione e indignazione tra gli americani la notizia che l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) aveva emesso un decreto con il quale si decideva di dare uno stipendio mensile ai terroristi palestinesi incarcerati in Israele. Tanto più che la decisione arrivava in un momento in cui Abu Mazen si lamentava del fatto che i soldi donati dai vari Stati alla Palestina non erano sufficienti per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e della polizia palestinese. La decisione della ANP inseriva le spese per questo salario (ratib) ai terroristi nel bilancio generale 2010-2011, bilancio finanziato con i soldi di Stati Uniti, Unione europea, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Norvegia, Giappone, India e Banca Mondiale. E poi c’è la questione tutta da chiarire degli stipendi destinati alla polizia di Hamas che, a quanto pare, verrebbero pagati sempre con i soldi dati alla ANP.
Non è quindi solo una questione di “ricatto” verso i palestinesi per la loro richiesta all’Onu, se gli USA hanno deciso di bloccare gli “aiuti” alla Palestina, ma è una questione di obiettività. Omaba è sotto pressione per alcuni suoi atteggiamenti anti-israeliani e filo-islamici. E’ emerso, per esempio, che all’indomani del suo discorso nel quale affermava che Israele avrebbe dovuto tornare ai confini del 67, il Presidente americano a praticamente condonato un miliardo di dollari di debito all’Egitto che, con molta probabilità, finirà nelle mani dei Fratelli Musulmani, cioè dei padrini di Hamas. Subito dopo ha presentato un piano pluriennale di due miliardi di aiuti da destinare sempre al Cairo. La cosa, non emersa immediatamente in tutta la sua assurdità, sta scaldando notevolmente il popolo americano che vede in queste mosse di Obama una vera e propria politica filo-islamica, solo in parte mitigata dalla ferma presa di posizione alle Nazioni Unite sulla questione palestinese, il tutto in un momento nel quale gli USA sono in ginocchio.
In questi giorni gli analisti americani stanno scandagliando tutti gli aiuti elargiti da Obama ai diversi governi o gruppi islamici. Dopo lo scandalo che colpì diversi gruppi di raccolta fondi per i palestinesi i quali consegnavano il denaro direttamente nelle mani di Hamas, ora è il Presidente ad essere nell’occhio del ciclone per i miliardi di dollari elargiti a occhi chiusi ai palestinesi, all’Egitto, al Pakistan, all’Afghanistan e ad altri Stati islamici che ospitano gruppi terroristi al loro interno. Il rischio concreto è che gli USA abbiano in effetti finanziato il terrorismo quando invece dicevano di volerlo combattere.
Sarah F.