Dopo decine e decine di mail, dopo che i soliti provocatori non hanno mancato di far sentire la loro voce sul nostro ponderato silenzio in merito all’uccisione di Vittorio Arrigoni, dopo l’ennesimo farneticante messaggio anonimo giunto questa notte sulla nostra casella di posta, ci vediamo costretti (nostro malgrado) a intervenire sull’argomento al fine di fare – per l’ennesima e speriamo ultima volta – alcune precisazioni su un argomento delicato come quello medio orientale.
Ma prima di fare tutto ciò voglio fare alcune premesse che ritengo indispensabili:
1. La nostra posizione su Israele è chiara e indiscutibile, questa organizzazione sta con Israele senza tentennamenti. Questo non toglie il fatto che noi si possa criticare in maniera democratica l’operato del Governo israeliano se lo ritenessimo sbagliato o ingiusto. E’ la differenza che passa tra essere un estremista ed essere un democratico e siccome il sistema israeliano è un sistema democratico (seppure non immune da estremismi) pretendiamo che questo nostro Diritto venga rispettato o quantomeno capito.
2. La nostra posizione su Hamas è altrettanto chiara e limpida. Hamas è un gruppo terrorista che ha come obbiettivo nel suo statuto (qui la versione integrale in italiano) la distruzione di Israele. Per questo motivo consideriamo il movimento islamista che detiene il potere nella Striscia di Gaza un nemico da abbattere al pari di Hezbollah, Iran e Siria.
Premesso ciò, Secondo Protocollo ha una propria linea di condotta che può piacere oppure no, ma è una linea che noi riteniamo corretta e finalizzata al raggiungimento dei nostri obbiettivi statutari. In questo contesto in passato abbiamo mosso severe critiche al Governo israeliano ogni volta che abbiamo ritenuto corretto farlo. E’ avvenuto, per esempio, quando Vittorio Arrigoni è stato arrestato al largo di Gaza mentre era intento a pescare con alcuni palestinesi. In quel caso abbiamo ritenuto (e lo riteniamo tutt’ora) che gli israeliani abbiano sbagliato. Quando è iniziata l’operazione “Piombo Fuso” l’abbiamo giudicata una azione troppo violenta e fondamentalmente inutile. Infatti Hamas governa ancora Gaza nonostante “Piombo Fuso”. Tuttavia, nonostante la nostra contrarietà a quella operazione abbiamo difeso l’operato dell’IDF quando è stato ingiustamente accusato di “crimini di guerra” e quando Richard Goldstone ha emesso il suo famigerato “rapporto”, poi puntualmente smentito. Nel leggere alcuni resoconti di Vittorio Arrigoni (e di altri) da Gaza dove veniva descritta una situazione inverosimile, abbiamo fatto il possibile per accertare la verità e diffonderla con un rapporto (qui il link) verificando che in moltissimi casi quanto veniva descritto non era affatto vero e che anzi a Gaza c’era chi se la passava davvero bene.
Detto ciò, anche se non è possibile racchiudere tutto in poche righe, veniamo alla morte di Vittorio Arrigoni e al nostro “pensiero” in merito alla stessa. Abbiamo evitato di parlarne per molti giorni perché abbiamo visto un susseguirsi di atti di sciacallaggio mediatico che secondo noi non hanno niente di “umano”. A poche ore dal suo rapimento c’era già chi ne incolpava con certezza il Mossad. Alla notizia della sua morte e dopo che persino Hamas riconosceva la responsabilità di un gruppo salafita, alcuni estremisti e professionisti dell’odio hanno continuato a incolpare Israele di questa morte senza curarsi minimamente dei fatti. D’altro canto, una morte è una morte e, sebbene le nostre idee siano diametralmente opposte a quelle di Vittorio Arrigoni, riteniamo subdolo e ingiusto gioirne come abbiamo visto fare da alcuni personaggi in rete che non hanno niente da invidiare a quei professionisti dell’odio di cui si parlava sopra. Tuttavia una verità va detta: è difficile chiamare “pacifista” un affiliato ad Hamas. Lo si può chiamare attivista, lo si può chiamare anti-israeliano, lo si può chiamare militante, ma non pacifista. Vittorio Arrigoni era a tutti gli effetti un affiliato ad Hamas. E’ un fatto evidente e difficilmente contestabile. Non è stato assassinato perché era un pacifista o perché occidentale, ma perché era membro di Hamas ed era proprio il movimento terrorista l’obbiettivo degli assassini, non per ragioni geo-politiche, ma per una faida tutta interna alla Striscia di Gaza e al mondo palestinese. Questa è la realtà, tutto il resto è semplice e subdola strumentalizzazione.
Detto ciò, l’emozione attivata da questo omicidio ha portato taluni a mistificare oltremodo la figura di Vittorio Arrigoni. E’ giusto, i suoi amici e suoi estimatori hanno tutto il diritto di onorarlo e di chiamarlo “martire” come ha fatto il capo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, e qualche giornalista italiano. Ma da questo al cercare di cambiare gli equilibri regionali come hanno fatto intendere alcuni politici italiani ce ne passa. Sostenere, come ha fatto Rosy Bindi sull’onda della ricerca del consenso a sinistra dettata dall’emozione, che è legittimo forzare il blocco navale su Gaza è una castronata di dimensioni colossali oltre che un azione illegittima. Usare l’assassinio di Vittorio Arrigoni come arma politica per attaccare Israele è un deliberato e volontario sciacallaggio. Magari Vittorio sarebbe pure d’accordo su questo, ma almeno diciamolo invece di fare i falsi buonisti.
Concludendo, questa organizzazione esprime un sincero cordoglio alla famiglia Arrigoni per la perdita di Vittorio, ma spera che si ponga fine al più presto alla sua strumentalizzazione (anche politica). Vittorio Arrigoni aveva fatto una scelta, quella di schierarsi con Hamas e di fare attivismo politico in configurazione anti-israeliana vivendo a Gaza. Sapeva benissimo, come tutti coloro che fanno questa attività, i rischi che correva vivendo in quell’ambiente e affigliandosi ad Hamas. Non condividiamo questa scelta ma la rispettiamo. Speriamo solo che questo tragico evento, con la scusa della commemorazione, non porti ad innalzare ulteriormente la tensione in uno scacchiere che proprio non ne ha bisogno.
Franco Londei