Mentre tutto il mondo sembra concentrarsi unicamente sulla spinosa questione palestinese, in Israele la cosa viene avvertita decisamente come di “secondaria importanza”, fatti salvi coloro che vivono esclusivamente di questo (varie Ong e giornali filopalestinesi da un lato e sionisti vecchio stampo dall’altro). Il fatto non deve meravigliare, ci sono buonissime ragioni che in occidente vengono troppo spesso sottovalutate dai più, anch’essi concentrati esclusivamente sulla diatriba tra israeliani e palestinesi, sulle colonie e sulle sterili discussioni su antisemitismo, antisionismo e negazionismo.
I problemi per Israele sono altri e tutto questo parlare esclusivamente della questione palestinese rischia di distrarre l’opinione pubblica dai veri motivi per cui Gerusalemme non intende lasciare le cosiddette “terre occupate” e considera la questione palestinese come di secondaria importanza. E’ anche vero che questa è una tattica del nutrito movimento anti-israeliano, cioè spostare l’attenzione unicamente sui palestinesi e sui territori occupati, tattica che per altro viene spesso alimentata proprio da coloro che intendono difendere Israele da attacchi strumentali che purtroppo cadono nel tranello della provocazione, specie se agli attacchi strumentali si abbina una buona dose di negazionismo. Ma pensate veramente che siano quattro gatti negazionisti il problema per Israele? Pensate che siano gli attacchi mediatici dei filo-palestinesi a preoccupare i leader israeliani o la popolazione di Israele? Pensate che siano le insensate richieste affinché Israele si comporti come un “Paese normale” quando non lo è affatto, perché non si può essere un Paese normale quando si è in guerra da oltre sessant’anni per la propria sopravvivenza?
Ed è proprio sulla parola “sopravvivenza” che bisogna concentrarsi per capire a fondo i motivi del comportamento di Israele e il perché la questione palestinese non sia una priorità. Oggi il nemico più temibile e pericolo per Israele si chiama Iran. Ahmadinejad non si è solo limitato a dire di voler cancellare Israele dalla faccia della terra, ma sta facendo tutte quelle azioni necessarie a raggiungere questo obbiettivo. Ogni volta che Israele si è ritirato da territori occupati, questi sono passati quasi immediatamente sotto il controllo (diretto o indiretto) dell’Iran. Gli israeliani si sono ritirati da Gaza e oggi quel territorio è sotto l’influenza iraniana attraverso Hamas. Gli israeliani si sono ritirati dal Libano del sud e oggi quel territorio è sotto il controllo iraniano attraverso Hezbollah. Cosa pensate che succederebbe se Israele si ritirasse anche dal Golan e dai territori occupati in Cisgiordania? Ve lo lascio immaginare. Oggi l’Iran si trova ai confini con Israele e sta facendo di tutto per completare l’accerchiamento. Questa è la vera priorità che gli israeliani devono affrontare e non i capricci veniali di Abu Mazen o quelli elettorali di Barack Obama. Si tratta di sopravvivenza e non di smanie coloniali sulla Palestina.
In questi giorni si legge sui giornali italiani della proposta dell’On. Fiamma Nirenstein di rendere penalmente perseguibile il negazionismo, tutto per le parole di quattro vecchi nazisti mascherati da uomini di sinistra. Pensate che per Israele sia questa la priorità? Sui blog e sui giornali imperversa la discussione tra chi è pro e chi è contro e intanto proprio i nemici di Israele ne traggono beneficio perché si parla di tutto meno che delle cose veramente importanti e pericolose. Nessuno per esempio ha riportato le parole dell’ambasciatrice americana all’Onu, Susan Rice, sui rischi che sta correndo il Libano a causa dell’Iran. Nessuno ha riportato del sequestro avvenuto in Nigeria di 13 container colmi di armi partiti dall’Iran e destinati ad Hamas. Nessuno ha parlato dell’accordo di collaborazione tra i servizi segreti turchi e quelli iraniani in configurazione anti-Mossad. Ecco quali sono i veri problemi per Israele, altro che un vecchio professore negazionista o quattro attivisti filo-palestinesi con la Kefiah che spesso non sanno nemmeno di cosa stanno parlando. E’ la sopravvivenza il problema principale per Israele e per gli israeliani, non ripetuti tuffi nel passato per altro più che conclamato e accertato. E’ il futuro di Israele a essere messo veramente e pericolosamente in discussione e non il passato o la storia del popolo ebraico.
Lasciamo perdere le stupidaggini di un vecchio professore nazista e negazionista, lasciamo perdere le provocazioni dei filo-palestinesi, smettiamola di rievocare un passato storicamente provato e pensiamo al futuro di Israele e alle vere priorità. In ballo c’è la sopravvivenza di Israele e del suo popolo.
Sharon Levi