Un rapporto segreto delle Nazioni Unite, non ancora diffuso ma del quale si sono potute avere alcune anticipazioni, inchioderebbe la Cina per aver ripetutamente e deliberatamente violato l’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite al Sudan.
Secondo quanto si apprende da fonti all’interno dell’ONU, l’ultima relazione del cosiddetto gruppo di esperti che monitora il rispetto dell’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite al Sudan nel 2005, dimostrerebbe che il Sudan ha ripetutamente aggirato l’embargo acquistando grandi quantità dii armi dalla Cina che poi ha usato in Darfur e in alcuni scontri definiti “tribali” nelle regioni dei Monti Nuba e di Abyei.
A inchiodare la Cina sarebbero migliaia di bossoli rinvenuti nei luoghi degli scontri i cui numeri identificativi dimostrerebbero la loro origine cinese. In totale, tra armi leggeri e armi pesanti, i bossoli (o involucri) rinvenuti nei luoghi degli scontri e riconducibili a Pechino sarebbero di ben 18 tipi diversi. In pratica la totalità delle armi leggere e pesanti (bombe, lanciarazzi, mine, ecc. ecc.)sudanesi sono di provenienza cinese. Ad aggravare ulteriormente la posizione di Pechino c’è il ritrovamento di bossoli cinesi nel luogo di un agguato contro le truppe di pace dell’ONU nel quale persero la vita molti peacekeepers.
Nei giorni scorsi Pechino ha fatto di tutto per impedire la pubblicazione del rapporto che lo inchioda alle sue gravissime responsabilità. I cinesi hanno a lungo sostenuto che non c’erano prove che quegli involucri fossero di produzione cinese e hanno continuato a chiedere nuove prove e perizie. Gli esperti li hanno accontentati predisponendo nuove e più sofisticate perizie che hanno però dato la stessa soluzione. Pechino sostiene anche che è praticamente impossibile controllare la destinazione finale di tutte le armi prodotte in Cina, ma gli esperti sono riusciti a collegare direttamente il Governo cinese alla vendita di armi al Sudan.
Sul banco degli imputati per aver venduto armi al Sudan è finita anche la Bielorussia, accusa di aver ceduto a Khartoum 15 Sukhoi Su-25, aerei da attacco al suolo più volte usati in Darfur e che hanno provocato la morte di migliaia di civili. Nella lista degli esperti c’è poi l’Iran, la Libia, gli Emirati Arabi Uniti, la Turchia e altri Stati coinvolti direttamente o indirettamente attraverso società di comodo nelle violazioni dell’embargo di armi e di altri prodotti (ricambi per aerei, tecnologie militari, prodotti a doppio uso, ecc. ecc.). Il rapporto completo, secondo quanto ci viene riferito, è già nelle mani del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e verrà reso pubblico nelle prossime settimane.
Secondo Protocollo