Lettera agli amici ebrei di Maurizio Chierici sul Fatto Quotidiano: una breve risposta

Ho letto è riletto a lungo l’articolo scritto da Maurizio Chierici sul Fatto Quotidiano di ieri e intitolato “lettera agli amici ebrei”. Confesso, ma probabilmente è colpa mia, che non ho capito bene cosa voleva dire e cosa chiedeva “agli amici ebrei” il buon Chierici.

A parte che bisognerebbe finirla, ogni volta che si vuole criticare Israele, tirare fuori dal cassetto i fantomatici “amici ebrei” come a dire, guardate, io ho degli amici ebrei e quindi non mi si può tacciare di antisemitismo. E poi, citare Gideon Levy e quindi Haaretz, come fosse la bibbia da seguire in religioso silenzio è tipico di coloro che poi antisemiti lo sono veramente ma che si nascondono dietro ai “soliti amici ebrei”.

Detto questo e tornando alla “lettera agli amici ebrei di Chierici”, inserita indicativamente in uno spazio de il Fatto che si chiama “NOI & LORO” dove, come in tutte le cose ambigue, non si capisce bene chi siano i NOI e chi siano i LORO ma dove è chiara una certa distanza, quello che si evince con chiarezza (almeno per i miei fragili neuroni) è che Maurizio Chierici vuole contestare l’introduzione in Israele del giuramento di fedeltà allo Stato ebraico. Un’altra cosa che si evince, sin dalle prime righe, è che il buon Chierici incolpa solo ed esclusivamente Israele del fallimento dei vari tentativi di raggiungere la pace in Medio Oriente. Qui il riferimento alle costruzioni a Gerusalemme Est è chiaro anche per i miei neuroni.

Allora, forse sarebbe il caso che si spieghino alcune cosa al sig. Chierici. Partiamo dal giuramento di fedeltà allo Stato ebraico. Prendere come oro colato le parole scritte da Gideon Levy su Haaretz è tipico di coloro che vogliono contestare Israele prendendo ad esempio un ebreo, sport molto diffuso tra gli antisemiti più incalliti. Levy scrive su Haaretz che “la nuova legge impone ai cittadini non israeliani il giuramento di fedeltà allo Stato ebraico”. Questa è una mezza verità, cosa in cui Levy è specializzato. La nuova legge impone il giuramento di fedeltà allo Stato ebraico a coloro che vogliono la cittadinanza israeliana, siano essi ebrei o di altra religione. Attenzione, perché la nuova legge non impone un giuramento di fedeltà alla religione ebraica come in tanti si sono affannati a dire o a sott’intendere, ma solo allo Stato di Israele che è uno Stato ebraico. Non vedo quindi dove sia lo scandalo nel pretendere da un futuro cittadino un giuramento di fedeltà allo Stato di cui diverrà membro. Levy dice anche che “questo allontanerà e isolerà ancora di più i cittadini arabo-israeliani”. Non vedo davvero perché. Forse che un arabo che chiede la cittadinanza negli USA prima di ottenerla non deve giurare fedeltà agli Stati Uniti d’America? Questa cosa lo allontana dai valori americani? Chiaramente no. E allora perché dovrebbe essere diverso per Israele?

Chierici poi, sempre riprendendo le parole di Gideon Levy, fa un accenno alle costruzioni ebraiche a Gerusalemme Est sostenendo che sono “su terreni di famiglie palestinesi allontanate con la forza”. Secondo lui questo sarebbe la causa del mancato raggiungimento della pace con i palestinesi. A parte che sarebbe cosa buona spiegare con quale frangia di palestinesi Israele dovrebbe raggiungere la pace (Hamas, Fatah o qualche altro gruppuscolo) perché la cosa non è secondaria.  E poi Israele da sempre rivendica Gerusalemme come capitale e su questo non c’è mediazione che tenga. Gerusalemme è la capitale dello Stato ebraico di Israele. Non esiste quindi terreno palestinese all’interno di Gerusalemme. Sostenere il contrario significa negare Gerusalemme quale capitale di Israele. E’ vero, lo fanno in tanti, soprattutto arabi, antisemiti e naturalmente Haaretz, ma questo non significa che Israele debba recedere dalle sue legittime pretese.

Oggettivamente credo che sarebbe stata molto più utile che Maurizio Chierici avesse scritto una bella “lettera gli amici arabi” chiedendo loro perché da 60 anni rifiutano qualsiasi concessione gli venga fatta, perché hanno rifiutato il 99% delle terre palestinesi offerte da Rabin ad Arafat, perché continuano imperterriti a trovare ogni scusa pur di rimanere così come sono. Dovrebbe chiedere agli “amici arabi” dove finiscono i miliardi di dollari che il mondo ogni anno dona alla Palestina (il 400% in più di quanto viene donato all’intera Africa sub-sahariana), dovrebbe chiedere loro perché si rifiutano di riconoscere Israele, dovrebbe chiedere loro perché vogliono la distruzione di Israele. Ecco, questa sarebbe una buonissima lettera da scrivere. Ma dubito molto che lo farà. Non si contestano le ideologie arabe e, soprattutto, non si sostiene Israele. Saviano insegna, dalle stelle alla forca mediatica in pochi minuti solo per aver appoggiato Israele. Ma questo il buon Chierici lo sa. Se vuoi avere visibilità, contesta Israele, se poi hai qualche “amico ebreo” è molto meglio.

Noemi Cabitza