Con una conferenza stampa a sorpresa, il rappresentante in Sudan del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Haile Menkerios, ha annunciato ieri che dopo il ridispiegamento delle truppe di pace ONU in Sudan (United Nations Mission in Sudan – UNMIS) deciso pochi giorni fa, le Nazioni Unite hanno deciso di trasferire altri 100 militari nella zona di Abyei a protezione delle popolazione.
La scorsa settimana le Nazioni Unite, a seguito di un imponente e preoccupante ridispiegamento di forze dell’esercito sudanese lungo i confini con il Sud Sudan, avevano deciso di spostare un certo numero di militari in quella che è senza dubbio la zona più calda dell’intera regione, Abyei, scatenando le ire del Governo centrale sudanese che ha visto in questa mossa una indebita interferenza delle Nazioni Unite. Ieri, dopo colloqui con il Presidente sudanese, Omar al-Bashir, e il Presidente del Governo Provvisorio del Sudan Meridionale, Salva Kiir, l’inviato del Segretario Generale delle Nazioni Unite ha deciso di potenziare ulteriormente la presenza militare ONU nella regione di Abyei inviando altri 100 militari. Nel farlo ha ribadito che il ridispiegamento delle truppe della missione UNMIS rientra perfettamente nel mandato delle Nazioni Unite ed volto unicamente a garantire la sicurezza della popolazione civile.
La regione di Abyei è senza dubbio la zona più calda del Sudan Meridionale. Lo scorso anno la Corte Internazionale di Arbitrato aveva ridisegnato i confini della ricchissima regione attribuendo i campi petroliferi del nord a Khartoum e i fertili pascoli del Sud (compresa la capitale Abyei) a Juba. Il Sudan People Liberation Movement (SPLM) aveva interpretato tutto questo come una palese divisione anche delle due etnie presenti nella regione con i Misseriya (pastori nomadi arabi) che sarebbero dovuti rimanere in territorio sudanese (a nord) e i Ngok Dinka (agricoltori neri) che avrebbero preso possesso delle fertili terre del Sud della regione. Non solo, la decisione della Corte di Arbitrato aveva di fatto escluso i Misserya dal referendum per l’autodeterminazione che si terrà il prossimo 9 gennaio 2011. Questi due decisioni nei mesi scorsi hanno scatenato le durissime reazioni dei Misseriya che si sono visti portare via i pascoli del Sud della regione ed esclusi dal referendum, reazioni che hanno portato a sanguinosi scontri a fuoco con i Ngok Dinka che hanno provocato centinaia di morti. Secondo molti osservatori ed esperti, ad armare la mano dei Misseriya sarebbe stato il Governo centrale sudanese che non intende lasciare il sud della regione di Abyei (anche questo ricchissimo di petrolio oltre che di terre fertili) al controllo del Sudan Meridionale. Una settimana fa il Governo centrale sudanese annunciava che la regione di Abyei non avrebbe potuto partecipare al referendum a causa del ritardo nell’organizzazione dello stesso, ritardo dovuto alle difficoltà sorte nei mesi scorsi tra Khartoum e Juba nel definire i confini precisi della regione. La decisione innescava immediatamente un rialzo della tensione in tutta l’area che, unito al ridispiegamento delle truppe sudanesi, faceva temere il peggio. Di qui la decisione delle Nazioni Unite di rafforzare la presenza militare.
Come si può vedere la situazione nella regione di Abyei è tesissima, resa ancora più grave dall’enorme afflusso di armi cinesi verso Khartoum in aperta e palese violazione dell’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite al Sudan e di cui parleremo più diffusamente nei prossimi giorni in uno specifico ed esplosivo report. Il prossimo 27 ottobre il Governo Sudanese e il Governo Provvisorio del Sudan Meridionale si incontreranno ad Addis Abeba per tentare l’ultimo accordo sulla regione di Abyei con la mediazione dell’Unione Africana. Quella sarà presumibilmente l’ultima possibilità per un accordo pacifico. Ma considerando che Khartoum farà di tutto per impedire sia il passaggio di Abyei al sud che la secessione, non nutriamo molte speranze a riguardo.
Secondo Protocollo