L’ultima di Obama: “Al Qaeda è sconfitta”. Ma quando mai?

“Al Qaeda è sconfitta. L’America e il mondo sono oggi più sicuri”. Queste le parole dette dal Presidente americano, Barack Obama, ieri durante la commemorazione degli attentati dell’11 settembre. Ma è vero quello che ha detto Obama oppure è un’altra clamorosa balla del Presidente americano? Vediamo (sinteticamente).

Afghanistan: in Afghanistan i talebani (legati direttamente ad Al Qaeda) controllano circa il 75% del territorio. Al loro comando c’è un certo Mullah Omar che se ricordiamo bene era, insieme a Bin Laden e ad Al Zawahiri, uno degli uomini più ricercati del pianeta (taglia da 25 milioni di dollari). Ma non è tutto. Dall’Afghanistan i talebani hanno esteso la loro influenza in modo pesante anche in Pakistan dove stanno prendendo sempre più potere. E ricordiamo che il Pakistan è una potenza nucleare.

Iraq: anche in Iraq Al Qaeda è ancora ben introdotta. A dimostrarlo ci sono i terribili attentati avvenuti negli ultimi giorni. Proprio ieri, in occasione dell’11 settembre, altri sanguinosi attentati rivendicati da Al Qaeda. E dall’Iraq che gli estremisti islamici legati ad Al Qaeda si spostano verso altri focolai come la Siria, la Libia o la penisola del Sinai.

Siria: ormai è più che certo, tra i ribelli ci sono centinaia di miliziani legati ad Al Qaeda. Si sospetta anche che siano responsabili di diverse stragi di civili. Tra i pericoli più imminenti c’è quello che vengano in possesso delle armi chimiche del regime siriano (l’altro pericolo imminente è che finiscano in mano agli Hezbollah).

Libia, Tunisia, Algeria: negli ultimi mesi è stata segnalato un forte aumento della presenza di miliziani legati ad Al Qaeda in tutti e tre i Paesi. Per lo più sono stranieri protetti dai salafiti locali. Campi di addestramento di terroristi qaedisti sono segnalati nel deserto libico e in remote località dell’Algeria. A farla da padrona è “Al Qaeda nel Maghreb islamico”, una delle costole più potenti della “casa madre”, responsabile di attentati, rapimenti ed estorsioni.

Regione del Sahel (Western Sahara, Mauritania, Mali, Niger, Chad) e Sudan: questa è la zona dove Al Qaeda sta letteralmente prendendo il potere con la forza. Vari gruppi terroristici legati ad Al Qaeda hanno preso il controllo del nord del Mali, di larghe aree della Mauritania e del Niger. In Chad e in Sudan sono segnalati diversi campi di addestramento. L’obbiettivo principale di questi gruppi è quello di unificare tutto il Sahel sotto la bandiera di Al Qaeda. E ci stanno riuscendo.

Somalia: anche se ieri, tra dichiarazioni di giubilo da tutto il mondo, è stato nominato il nuovo Presidente somalo, non ci si deve fare ingannare da quello che i politicanti chiamano “il nuovo corso somalo”. La Somalia è ancora per oltre il 60% in mano alle milizia di Al Sahaabab, legate direttamente ad Al Qaeda. Questa condizione, che dura ormai da anni, destabilizza immancabilmente tutto il Corno d’Africa e i mari che lo circondano. Ha provocato una delle crisi umanitarie più gravi del pianeta e sta seriamente mettendo in pericolo la stabilità, per altro precaria, di diversi Paesi dell’Africa Sub-Sahariana.

Nigeria: tutto il nord della Nigeria è in mano al gruppo terrorista di Boko Haram, legato direttamente ad Al Qaeda. Negli ultimi mesi si è assistito ad una vera e propria caccia al cristiano nel tentativo di “purificare dagli infedeli” la Nigeria. Obbiettivo dichiarato di Boko Haram è quello di trasformare la Nigeria in un califfato islamico retto dalla Sharia.

E’ chiaro che, per ragioni di spazio, abbiamo dovuto essere sintetici, ma da questo breve quadro si evince chiaramente che Barack Obama l’ha sparata davvero grossa. Al Qaeda è tutt’altro che sconfitta e l’America e il mondo sono tutt’altro che al sicuro, anzi, se alla minaccia qaedista ci aggiungiamo la terribile minaccia iraniana, per larga parte favorita proprio dalla politica di Obama, possiamo tranquillamente affermare che mai come in questo momento il mondo libero è stato in pericolo. Congratulazioni sig. Presidente, continui a vendere fumo.

Adrian Niscemi