Si allontanano ulteriormente le posizioni di Barack Hussein Obama e Israele sul nucleare iraniano. Il solco, ancora più profondo, lo ha tracciato il nuovissimo rapporto del National Intelligence Estimate (NIE) consegnato nei giorni scorsi alla Casa Bianca e che delinea uno scenario molto simile a quello prefigurato da Israele: l’Iran è sul punto di dotarsi di armi nucleari.
Sono mesi (se non anni) che le informazioni di intelligence israeliane e americane divergono sui tempi necessari all’Iran per dotarsi di armi nucleari. L’unica cosa su cui tutti sembrano concordare è sulla natura militare del programma nucleare iraniano. Tuttavia il Presidente Obama si è sempre detto possibilista sul fatto che Teheran potesse essere costretto a portare avanti un programma nucleare prettamente civile e su questo ha puntato tutta la sua politica: da un lato permettere all’Iran di avere un programma nucleare a scopo civile, dall’altro impedirgli di trasformarlo in un programma militare. A Gerusalemme invece sono convinti che il programma civile sia solo una copertura per quello militare e che sia questo il primo obbiettivo di Teheran.
Il nuovo rapporto del NIE sembrerebbe dare completamente ragione a Gerusalemme. Secondo il l’ente governativo americano l’Iran sarebbe sul punto di superare la cosiddetta “linea rossa” cioè quel punto di non ritorno dopo del quale anche un attacco militare sarebbe sostanzialmente inutile. I tempi delineati dal NIE sono brevissimi, due o tre mesi al massimo. Quindi, se Israele vuole colpire le centrali nucleari iraniane con qualche possibilità di fermare il programma nucleare iraniano lo deve fare nel giro di pochissimo tempo.
Ora, qualsiasi altro Presidente americano avrebbe preso il rapporto del NIE, proprio per la sua autorevolezza, come oro colato e avrebbe agito di conseguenza. Non Barack Hussein Obama che alle giuste e legittime pressioni israeliane ha risposto con un atto che chiamare provocatorio e sconsiderato è puro eufemismo: ha convinto l’Arabia Saudita a ritirare il suo appoggio agli aerei israeliani in caso di un loro attacco alle centrali nucleari iraniane e lo ha fatto, scientemente , poche ore prima che il rapporto del NIE venisse diffuso. Di fatto ha chiuso la via più probabile (e comoda) per un attacco israeliano alle centrali nucleari iraniane.
Il pensiero di Barack Hussein Obama è racchiuso tutto nella risposta che il portavoce del US National Security Council, Tommy Vietor, ha dato al Ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, quando quest’ultimo ha chiesto “tempi rapidissimi di reazione al rapporto del NIE”. «La nostra posizione non cambia – a detto Tommy Vietor commentando il rapporto del NIE e le parole di Ehud Barak – rimaniamo dell’idea che ci sia ancora un ampio margine per perseguire la via diplomatica sul nucleare iraniano». Come a dire: a noi non ce ne frega un piffero del rapporto del NIE, fino a dopo le elezioni non se ne fa niente.
A Gerusalemme sono allibiti da questa assurda ed incomprensibile posizione del Presidente americano, ma soprattutto sono infuriati per la porcata fatta da Obama a Israele con l’Arabia Saudita. Infatti, come il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha più volte ribadito, Israele è in grado di difendersi da solo e non chiede un intervento americano, ma non può nemmeno tollerare che Obama gli metta i bastoni tra le ruote per una eventuale opzione militare sulle centrali nucleari iraniane. E la mossa fatta con l’Arabia Saudita è chiaramente volta a questo obbiettivo, cioè impedire a Israele di agire, anche se da solo.
Obama sta mettendo seriamente a rischio la sicurezza di Israele (e non solo) per meri interessi politici interni agli USA. Ha deciso che, qualsiasi cosa accada e qualunque siano le notizie di intelligence, l’Iran non dovrà essere toccato da nessuno prima delle elezioni presidenziali americane di novembre. La paura è che una sua eventuale “non partecipazione” all’attacco lo possa danneggiare. Non è un caso che la decisione dell’Arabia Saudita di negare il sorvolo agli aerei israeliani diretti in Iran sia arrivata all’indomani della visita in Israele del suo rivale alle presidenziali, Mitt Romney. E’ chiaro quindi che questi giochetti politici fatti ai danni della sicurezza di Israele non può stare bene e non può essere tollerata dagli israeliani.
Il solco che divide Obama da Israele è sempre più profondo e ormai è chiaro che se si dovrà intervenire sulle centrali nucleari di Teheran per fermare il programma nucleare iraniano, Israele lo dovrà fare da solo. E non potrà nemmeno aspettare più di tanto, in barba agli interessi politici di Barack Hussein Obama.
Adrian Niscemi