Siria: Teheran non molla Damasco. Migliaia di miliziani e attentati terroristici per difendere Assad

Siria – Teheran non ha alcuna intenzione di abbandonare la Siria al suo destino e mentre tutti chiedono la fine dei combattimenti e una transizione pacifica e controllata del potere in Siria, il ministro degli esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, in una conferenza stampa congiunta con l’omologo siriano, Walid Al-Moualem, annuncia che «una transizione controllata in Siria è un’illusione».

L’Iran è lapidario e non ha alcuna intenzione di abbandonare l’amico strategico in Medio Oriente. E così dopo le solite accuse a Israele di “fomentare la rivolta in Siria” (ci mancherebbe, Israele deve esserci sempre), accusa Qatar, Arabia Saudita, Turchia e indefiniti  “paesi stranieri” di armare i ribelli. E siccome a Teheran non ci stanno a far cadere Assad inviano altre Guardie della Rivoluzione e ordinano ad Hezbollah di trasferire quanto prima alcune brigate di miliziani in Siria per dare manforte all’esercito di Damasco.

A dire il vero sono mesi che sia i Pasdaran iraniani che i miliziani di Hezbollah si trovano in Siria a coordinare gli interventi dell’esercito di Assad, anche se sarebbe più logico chiamarle le “stragi di Assad”. Si sa, pasdaran iraniani ed Hezbollah sono maestri nello sparare ai civili. Anzi, siccome inizialmente le  proteste siriane erano pacifiche, si può affermare che proprio le durissime risposte fomentate da Teheran e dagli Hezbollah hanno scatenato i combattimenti. Ma l’appoggio materiale in uomini e armi dato dall’Iran alla Siria fino ad oggi non è bastato a fermare la rivolta e così ieri il ministro degli esteri siriano è volato a Teheran per decidere le nuove strategie con gli alleati iraniani.

Secondo diverse indiscrezioni l’Iran invierebbe migliaia di pasdaran per blindare il regime di Damasco e altrettanto farebbe Hezbollah la cui sopravvivenza è direttamente legata a quella di Assad. Contemporaneamente Teheran, sempre con l’aiuto di Hezbollah, metterebbe in campo anche la sua fitta rete terroristica composta dalle famigerate “Unità Quds”, veri e propri assassini professionisti, le quali sarebbero incaricate di colpire i nemici del regime siriano, primo tra tutti Israele ma anche Arabia Saudita e Qatar. L’obbiettivo è duplice: spostare l’attenzione internazionale da ciò che avviene (e che avverrà) in Siria e colpire coloro che sono accusati di sostenere i ribelli siriani inducendoli con la violenza a interrompere ogni sostegno alla resistenza anti-Assad.

Chiaro che per colpire Israele né Teheran né Damasco hanno bisogno di certe scuse. Lo hanno già fatto nei giorni scorsi in Bulgaria e prima ancora in altri Paesi. A proposito, giusto per confermare la matrice iraniana degli attentati contro Israele, la polizia indiana ricerca cinque iraniani per l’attentato che il 13 febbraio scorso colpì una macchina diplomatica israeliana a New Delhi ferendo la moglie di un diplomatico. I cinque sono Houshang Afshar Irani, Sedaghatzadeh Masoud, Syed Ali Mahdiansadr, Mohammad Reza Abolghasemi e Ali Akbar Norouzishayan, tutti membri delle Guardie della Rivoluzione iraniana.  Ma se, come detto, per colpire Israele gli assassini iraniani non hanno bisogno di “incentivi” per colpire Arabia e Qatar (e forse la Turchia, ma in questo caso la cosa è più complessa per svariate ragioni) devono avere buonissime ragioni e soprattutto devono organizzare bene la cosa. Iran e Arabia Saudita sono ai ferri corti orma da mesi per le vicende in Yemen e in Bahrein ma il Qatar è una new entry tra gli obbiettivi iraniani. Se a Teheran hanno deciso questa escalation la situazione deve davvero essere ritenuta molto grave, quasi da ultima spiaggia.

Cosa aspettarsi quindi nei prossimi giorni? Difficile fare una previsione certa. Di sicuro un inasprimento degli scontri in Siria. Ad Aleppo si sta combattendo una battaglia campale e forse decisiva. Ma a preoccupare gli analisti sono anche le mosse che Iran e Siria andranno a fare per distogliere l’attenzione dai fatti siriani e per “intimidire” i nemici. Di solito quando si ha bisogno di distogliere l’attenzione da qualcosa si attacca Israele o lo si induce a una reazione. Quindi non sono esclusi attacchi dalla Striscia di Gaza e dal Libano (c’è in corso un allarme molto particolare su possibili azioni di Hezbollah). E poi il rischio di attentati non è mai stato così alto. Si temono attentati in ogni parte del mondo contro obbiettivi israeliani e sauditi, uniti per una volta da questo strano e beffardo destino che li vede per la prima volta nella storia avere un comune nemico, il regime iraniano.

Sarah F.