Olimpiadi e antisemitismo

Ci siamo, oggi prenderanno ufficialmente il via le olimpiadi di Londra 2012, olimpiadi partite malissimo per il rifiuto del Comitato Olimpico di commemorare con un minuto di silenzio gli 11 atleti israeliani massacrati da terroristi arabi a Monaco di Baviera esattamente 40 anni fa.

Il Comitato Olimpico poteva in qualche modo rimediare all’oltraggioso comportamento adottato 40 anni fa quando i giochi non si fermarono dopo quella inusitata strage antisemita (si fermarono solo per un giorno e poi ripresero come se niente fosse), ma le pressioni dei Paesi islamici e di alcuni Paesi notoriamente antisemiti sono state talmente forti che si è preferito sorvolare allegramente su quel gravissimo episodio. Mi chiedo cosa sarebbe successo se, lavorando molto di fantasia e immaginando uno Stato palestinese, a essere uccisi fossero stati degli atleti palestinesi. Come minimo avrebbero fermato le olimpiadi a tempo indeterminato se non per sempre. Invece a essere massacrati a sangue freddo sono stati “solo” degli israeliani, degli ebrei che, chiaramente, non meritano la minima attenzione. Anzi, sembra che gli islamici, a differenza del Comitato Olimpico, vogliano commemorare a modo loro il quarantesimo anniversario della mattanza degli atleti israeliani, uccidendone altri (o tentando di farlo) anche durante queste olimpiadi. L’allarme attentati contro gli atleti israeliani è ai massimi livelli tanto che sarà il Mossad a pensare alla loro sicurezza.

E si perché la vita dei cittadini israeliani, siano essi atleti, artisti, scienziati o semplici e inermi turisti, non cambia nemmeno quando ci sono le olimpiadi che pure sono nate da quello “spirito olimpico” che voleva la sospensione di ogni conflitto. Oggi le olimpiadi sono un tale evento mediatico che i conflitti invece che sospendersi si acuiscono. Se i terroristi islamici riuscissero nel loro criminale intento di uccidere cittadini israeliani (ma vanno benissimo anche ebrei non cittadini israeliani) avrebbero un ritorno mediatico mondiale.

Ma il “problema sicurezza”, pur essendo importantissimo, è solo una parte del problema complessivo che è quello dell’antisemitismo globalizzato che immancabilmente emergerà durante questi giochi. Già sono annunciate manifestazioni contro gli atleti israeliani. Vengono descritte dai loro organizzatori come “manifestazioni contro Israele e non antisemite”, ma è inutile nascondersi dietro a un dito, le manifestazioni contro Israele sono automaticamente antisemite. Sostenere il contrario è tentativo basso e ipocrita di nascondere la realtà. E poi non mancheranno gli atleti islamici che quando si troveranno a dover affrontare atleti israeliani si rifiuteranno di farlo.  Voglio proprio vedere come si comporterà il Comitato Olimpico in quei casi, perché non basterà sospendere l’atleta ma dovranno essere presi provvedimenti per l’intera squadra con l’esclusione immediata dai giochi olimpici per “palese atto discriminatorio” verso altri atleti. Il divieto di discriminazione è alle fondamenta dello spirito olimpico per cui, in termini prettamente olimpici, è un atto di enorme gravità. Lo è anche fuori dal contesto delle olimpiadi, ma in questo caso è inammissibile.

Intendiamoci, non mi faccio illusioni, sono convinto che come 40 anni fa il Comitato Olimpico sorvolerà allegramente su questi veri e propri comportamenti antisemiti. Squalificherà l’atleta islamico per quella gara (ma non per altre eventuali gare) e nessuno ci scriverà più di qualche riga. Ormai l’antisemitismo è entrato nel quotidiano, nella normalità. E’ questo il lato più orribile.

Sarò onesto, ammiro gli atleti israeliani per il loro coraggio, per il loro orgoglio di essere israeliani ed ebrei pur sapendo quanto sono odiati proprio per il fatto di essere israeliani ed ebrei. Li ammiro perché sono l’emblema di uno Stato e di un popolo che va avanti nonostante tutto e tutti, nonostante l’odio viscerale che li circonda.

Prepariamoci quindi ad assistere in queste olimpiadi londinesi agli ennesimi squallidi episodi di antisemitismo che hanno caratterizzato le precedenti edizioni olimpiche e, soprattutto, prepariamoci ad assistere alla solita indifferenza che si fa complice dell’antisemitismo più bieco. Speriamo solo che gli islamici e gli odiatori non riescano nel loro criminale intento di colpire gli atleti o gli inermi civili israeliani. Un augurio particolare va agli atleti israeliani che oltre a concorrere sportivamente per il loro Paese devono battersi anche contro l’antisemitismo dilagante. Se potessero batterlo (l’antisemitismo) sarebbe la vittoria più grande.

Franco Londei