E’ arrivata la Clinton (contestatissima) e ha promesso soldi a palate. Giovedì è la volta di Catherine Ashton e ha già promesso (prima ancora di partire) soldi a palate. In questi giorni il Cairo sembra essere il crocevia dei donatori internazionali. Obbiettivo: aiutare l’islamista Morsi in grandissima difficoltà economica e alle prese con beghe interne di non poco conto.
Il Segretario di Stato americano,Hillary Clinton, nel suo colloquio con il neo Presidente egiziano, Mohamed Morsi, ha promesso un cospicuo aumento dei già ingenti aiuti americani all’Egitto. In un sol colpo si è passati dagli attuali 1,6 miliardi di dollari l’anno a 2,7 miliardi, cioè 1,1 miliardo di dollari in più. Non è poco se si considera che in cambio Morsi non ha dovuto promettere un gran che. Nessuna promessa in merito alla salvaguardia delle minoranze religiose. Nessuna promessa sui futuri rapporti con l’Iran (che sembrano avviati a una stretta collaborazione). Ma soprattutto nessuna promessa in merito all’atteggiamento che l’Egitto terrà con i terroristi di Hamas, costola della Fratellanza Musulmana. L’unica promessa, a dire il vero molto generica, che hanno fatto gli egiziani al Segretario di Stato USA è quella di “rispettare gli accordi internazionali presi dall’Egitto di Mubarak” e quindi, si suppone, anche il trattato di pace con Israele.
Lo stesso discorso vale per l’Unione Europa. Giovedì prossimo la Ashton incontrerà il Presidente egiziano, Mohamed Morsi, e il capo della giunta militare, Gen. Hussein Tantawi. La Ashton avrà anche colloqui con il ministro degli esteri egiziano, Mohamed Amr e riunioni con organizzazioni della società civile, in particolare delle donne. Secondo fonti comunitarie i fondi europei promessi all’Egitto sarebbero nell’ordine di 500 milioni di euro. Cosa chiede in cambio la UE per elargire questi generosi aiuti, visto anche che quando gli aiuti devono andare a un paese comunitario (vedi Grecia, Spagna e Italia) di condizioni ce ne sono a bizzeffe? Nulla, non chiede nulla, nemmeno il rispetto delle minoranze religiose né tantomeno di non agevolare l’afflusso di armi verso la Striscia di Gaza. Anzi, se conosciamo bene la Ashton, chiederà a Morsi di aprire le frontiere con la Striscia di Gaza.
Letteralmente infuriate le minoranze religiose, in particolare quella cristiana copta. Hanno duramente contestato la Clinton (contestata a dire il vero anche dagli islamisti) in quanto ha letteralmente soprasseduto sulle numerosissime discriminazioni ai loro danni e nel concedere soldi all’Egitto non ha preteso da Morsi rassicurazioni reali sulla loro salvaguardia. Presumibilmente le contestazioni viste ai danni della Clinton si vedranno anche verso la Ashton che, come detto, concede soldi a palate senza nessuna condizione. Insomma, è una sorta di assegno in bianco a Morsi e ai Fratelli Musulmani più che all’Egitto.
A questo punto andrebbe aperta una seria riflessione, soprattutto su quello che ne farà Morsi di questo fiume di denaro. Sappiamo per certo che nel pacchetto USA ci sono anche armi per l’esercito che in teoria dovrebbero servire ad aiutare i militari egiziani a riprendere il controllo del Sinai e a mantenere attivo quello sulle frontiere con Gaza. Ma se sul Sinai si può stare sufficientemente tranquilli (è interesse dell’Egitto riprendere il controllo della Penisola) sulla questione delle frontiere con Gaza i dubbi sono molti, alimentati anche dal fatto che in tal senso non è stata fatta una richiesta specifica né dalla Clinton né tantomeno dalla Ashton (figuriamoci…). E a giudicare dai discorsi che ha fatto il leader di Hamas nei giorni scorsi c’è poco da stare tranquilli. E poi chi garantisce che una parte di quei soldi non finiscano direttamente nelle mani di Hamas? Morsi non ha dato alcuna rassicurazione in merito e le pressioni degli islamisti in tal senso sono molto forti.
Personalmente ritengo che sia molto azzardato da parte di USA e Unione Europea convogliare verso l’Egitto somme così importanti di denaro senza avere in cambio alcuna garanzia sul loro utilizzo, e parlo di garanzie concrete non di semplici rassicurazioni verbali. L’Egitto versa in condizioni economiche disastrose. La sua economia è praticamente ferma, così come il settore trainante del turismo. Elargire una simile quantità di fondi senza avere rassicurazioni sul loro utilizzo finalizzato allo sviluppo economico del Paese è un vero e proprio suicidio, specie se a riceverli sono i Fratelli Musulmani a quali poco interessa di fattorie economici e di sviluppo. Il rischio che si destabilizzi ancora di più il Medio Oriente rafforzando il fronte islamico-estremista è altissimo e né gli USA né l’Unione Europea sembrano rendersene conto.
Franco Londei