Nuovo stop sul nucleare iraniano. Ieri in un incontro preparatorio ai prossimi colloqui tra Iran e gruppo dei 5+1 che si terranno a Mosca il prossimo 18 e 19 giugno, l’Iran ha di nuovo bloccato i pur timidi passi avanti registrati nelle scorse ore sulla possibilità da parte degli ispettori della Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA)di visitare il sito di Parchin.
Insomma, l’Iran continua con la sua strategia che punta palesemente a prendere tempo e invece di subire il “gioco della carota e del bastone” che Obama avrebbe voluto imporre agli iraniani, lo applicano all’AIEA e al gruppo dei 5+1 lasciando trasparire timide aperture per poi fare repentini passi indietro.
L’incontro preparatorio, tenutosi a Vienna presso la sede dell’AIEA tra la delegazione di Teheran guidata da Ali Asghar Soltanieh, ambasciatore iraniano presso l’Agenzia Atomica, e il capo degli ispettori della AIEA, Herman Nackaerts, doveva nei piani degli ispettori trovare un accordo per la visita a Parchin e ad altri siti sospetti per arrivare ai colloqui di Mosca con qualcosa in mano. Come sempre però gli iraniani non hanno fatto concessioni. Evidentemente non hanno ancora ripulito per bene il sito sospetto e hanno bisogno di altro tempo per occultare meglio le prove del loro programma militare.
Ora, è chiaro a tutti la tattica iraniana a prendere tempo, come è ben chiaro che il programma nucleare iraniano punta direttamente alla bomba. Nemmeno i bambini ci credono più sul fatto che abbia scopi civili. Viene da chiedersi quindi quale sia l’approccio di Obama alla vicenda e quali reconditi scopi abbia questo strano modo di affrontare il problema.
Nei suoi ultimi tre rapporti l’AIEA ha chiaramente dimostrato che l’Iran cerca di dotarsi di armi nucleari e che il cosiddetto “programma civile” è solo una copertura. Nonostante questo Obama continua a stare al gioco degli iraniani ben sapendo che sono ad un passo dal “punto di non ritorno”, quel punto cioè in cui anche un attacco militare alle centrali atomiche non avrebbe l’effetto di bloccare la corsa iraniana alle armi nucleari.
Qual è allora il piano di Obama? A parole dice di voler impedire a qualsiasi costo agli iraniani di arrivare ad avere “la bomba”, ma nei fatti si comporta esattamente in maniera contraria. Cerca in segreto una trattativa con il Grande Ayatollah Khamenei ( e si sa, in una trattativa si chiede e si concede), dice di voler applicare sanzioni più rigide (su pressione del popolo americano) ma le applica male, in maniera parziale e tardi. Scatena la stampa amica per “minimizzare” il rischio del programma nucleare iraniano e per “demonizzare” Israele che vuole agire militarmente. Insomma, a voler essere maligni si direbbe che a Obama non dispiaccia un Iran nucleare anche se non lo può dire apertamente. Lo so, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca e francamente questo approccio di Obama al nucleare iraniano è davvero bizzarro.
Alcuni analisti sostengono che il Presidente americano voglia solo arrivare alle elezioni senza avere il “problema Iran”, cioè senza che nessuno (Israele n.d.r.) attacchi le centrali nucleari e magari scateni una guerra regionale. Personalmente penso che anche se Obama arrivasse alle elezioni senza un conflitto tra Iran e Israele e, per puro caso le vincesse anche, la situazione non cambierà. Obama vuole un “rapporto diverso” con l’Iran, più “amichevole” e se per far questo deve concedere agli Ayatollah di avere un arsenale atomico, lo farà. Poco importa che anche i maggiori alleati degli USA nel Golfo, Arabia Saudita in testa, osteggino apertamente questa evenienza, a Obama importa poco. D’altra parte la sua politica è evidente. A favorito l’avvento dell’estremismo islamico in Nord Africa (con la scusa delle “primavere arabe”) ma non muove un dito contro la Siria, alleato di ferro dell’Iran. In contrasto per questo con l’Arabia Saudita, si sta allontanando a grandi passi da Riad per cercare altri “alleati preferenziali” nella regione puntando dritto sulla Turchia che, proprio con Teheran, sta sviluppando un proficuo rapporto di “amicizia”. Insomma, sempre a voler essere maligni, sembra che Obama cerchi in tutti i modi di avvicinarsi a Teheran. E non ingannino le sanzioni promesse contro gli iraniani, c’è stato costretto ma, come detto, fa di tutto per non applicarle.
E arriviamo quindi al punto della questione: Obama non vuole veramente impedire a Teheran di sviluppare il suo programma nucleare militare, lo dimostrano tanti suoi atteggiamenti (non ultimo l’avere come consigliere occulto per il Medio Oriente l’antisemita Serge Duss). In realtà, a mio parere, il Presidente USA ha messo nel conto da diverso tempo che l’Iran abbia “la bomba” ma se questo è il prezzo da pagare per attivare un proficuo rapporto con Teheran (che lui vuole fortemente), lo pagherà senza battere ciglio.
Il problema quindi diventa Israele che, chiaramente, non può permettere agli iraniani di avere armi atomiche. E allora Obama da un lato da il via ad una campagna denigratoria verso Gerusalemme (con il New York Times in prima linea) e dall’altro attua una politica chiaramente ostile agli israeliani (dichiarazioni altisonanti sul ritorno ai confini del 69, appoggio incondizionato alla Turchia che nel frattempo è diventata ostile a Israele e, per finire, accoglienza amichevole dei Fratelli Musulmani egiziani alla Casa Bianca). E solo perché sotto questo aspetto il Congresso (e buona parte degli americani) gli è ostile non opera apertamente contro Israele, altrimenti a quest’ora si sarebbe allontanato definitivamente da Gerusalemme.
E allora smettiamola di prenderci in giro: se aspettiamo che a fermare il programma nucleare iraniano sia Obama stiamo freschi. Non ha alcuna intenzione reale di farlo e sta facendo di tutto affinché non siano nemmeno gli israeliani a farlo. Solo che a Gerusalemme non sono fessi e hanno posto una “deadline” precisa nelle date del 18 e 19 giugno quando i fantocci del gruppo dei 5+1 incontreranno gli iraniani a Mosca. Dopo quella data, Obama o meno, ogni cosa sarà possibile.
Franco Londei