Doppiopesismo pacifista: una flotilla aerea per i palestinesi, il silenzio per i massacri in Siria

Il doppiopesismo pacifista o, più correttamente, pacifinto, raggiungerà il suo culmine durante questo fine settimana quando qualche migliaia di teppisti nascosti dalle bandiere arcobaleno cercherà di sbarcare per via aerea in Israele per quella che viene definita la “flotilla aerea”, ovvero l’iniziativa anti-israeliana chiamata “welcome Palestine 2012”.

L’obbiettivo dei finti pacifisti (pacifinti appunto) è quello di partecipare a manifestazioni anti-israeliane in Giudea e in Samaria. Già lo scorso anno ci avevano provato con una iniziativa analoga e Israele respinse legittimamente un centinaio di questi individui.

Anche quest’anno la politica di Israele è quella del “divieto di ingresso” alle persone non gradite. Lo ha reso noto ieri sera il ministro della sicurezza pubblica di Israele, Yitzhak Aharonovitch. «Le persone non gradite che vogliono entrare in Israele allo scopo di fomentare disordini verranno respinte al loro arrivo – ha detto Yitzhak Aharonovitch  che poi ha aggiunto – abbiamo consegnato una lista di nomi (circa 300 n.d.r.)di persone non gradite alle compagnie aeree, se queste persone arriveranno verranno fermate e portate in un centro di detenzione fino alla loro espulsione da Israele».

Gli organizzatori della “manifestazione” prevedono l’arrivo di migliaia di scalmanati (loro li chiamano “attivisti”) da ogni parte del mondo, per buona parte dal centro Europa, ma anche dall’Australia, dalla Nuova Zelanda, dagli Stati Uniti e dalla Turchia.

Quello che però risulta più evidente da questa iniziativa pacifinta è l’incredibile doppiopesismo dimostrato nel trattare la questione degli arabi che occupano i territori israeliani rispetto ai massacri che avvengono in Siria. Uno penserebbe che un vero “pacifista”  andrebbe a organizzare flotille su flotille per protestare contro i massacri perpetrati dal regime di Assad e che tenterebbe con tutti i mezzi di andare in Siria per esprimere e manifestare solidarietà al popolo siriano. Invece no, sulla Siria nemmeno una parola del movimento “pacifista”.

Per questo risulta assai difficile pensare che il movimento “pacifista” non venga in effetti usato come un’arma politica in configurazione anti-israeliana. Basta guardare a quante denunce hanno fatto i cosiddetti “pacifisti” sulle centinaia di missili che piovono da Gaza su Israele, oppure sulle violentissime e sanguinose repressioni subite dal Movimento verde in Iran e infine il silenzio sulle stragi in Siria. ZERO DENUNCE, anzi c’è mancato poco che giustificassero apertamente questi crimini . Insomma, un “pacifismo” a senso unico che di pacifico ha ben poco, duro e puro contro Israele, flessibile e permissivo con dittatori sanguinari a condizione però che siano nemici dichiarati del popolo israeliano (con Mubarak e Ben Alì non lo sono stati).

Concludendo, cosa si deduce da tutto questo? Che i cosiddetti “pacifisti” altro non sono che la longa mano di movimenti terroristi come Hamas ed Hezbollah e che sono funzionali a dittature sanguinarie come quella di Assad e di Ahmadinejad. E qualcuno li chiama ancora “pacifisti”.

Sharon Levi