Stavo leggendo nei giorni scorsi una interessante intervista ad Arshin Adib-Moghaddam, scrittore e politologo di origine iraniana, docente di politica africana e medio-orientale presso l’università di Londra. A differenza di altre volte, il Prof. Arshin Adib-Moghaddam dice cose giuste e fondamentalmente sensate rispetto al programma nucleare iraniano e, probabilmente non volendo, indica quale sia l’effettivo pericolo immediato rappresentato dal regime iraniano.
Sostanzialmente il Prof. Arshin Adib-Moghaddam afferma che al momento non esistono prove concrete che l’Iran si stia dotando di armamenti nucleari, il che corrisponde a verità. In effetti di prove non ce ne sono, ci sono solo decine e decine di indizi che non possono divenire prove per l’opposizione iraniana a controlli approfonditi da parte dell’AIEA su alcune strutture, l’ultima in ordine di tempo quella di Qom. In compenso però, a dimostrare inequivocabilmente da che parte sta, il prof. Arshin Adib-Moghaddam afferma con assoluta certezza che l’unico Paese in Medio Oriente che dispone di armi nucleari è Israele, dimenticando che se è vero che per l’Iran non esistono prove sul programma nucleare militare, queste prove mancano completamente anche nel caso israeliano. E’ la solita storia dei due pesi e due misure usate dagli analisti (o presunti tali) quando si parla di Medio Oriente.
Tuttavia, in questa allucinante intervista (molto di parte) condotta da Kourosh Ziabari che in quanto a faziosità e antisemitismo è una garanzia, una cosa giusta il buon professore la dice: l’occidente con il programma nucleare iraniano cerca una scusa per limitare l’espansionismo iraniano in Medio Oriente e in Africa, espansionismo che Arshin Adib-Moghaddam chiama impropriamente “politica estera” .
Ora, quello che “l’esperto” professore chiama “politica estera di Teheran” io la chiamo, oltre che “espansionismo” anche “aggressione verso alcuni Stati sovrani”. Come chiamare altrimenti l’aiuto iraniano dato ai ribelli sciiti yemeniti? Come chiamare altrimenti la fornitura di armi ai ribelli islamici nigeriani che tanto scompiglio sta portando nell’Africa Occidentale? Come chiamare, soprattutto, la fornitura di armi a gruppi terroristi come Hezbollah ed Hamas e il loro addestramento da parte dei Guardiani della Rivoluzione? Queste sono, al di fuori di tutte le definizioni diplomatiche, veri e propri attacchi alla sovranità di altri Stati.
Ecco, io non vedo nell’immediato un pericolo reale rappresentato dal programma nucleare iraniano, per altro quasi completamente bloccato da Stuxnet e dalla improvvisa dipartita di alcuni eminenti scienziati iraniani. Vedo invece un pericolo reale e molto immediato nella “politica estera” di Teheran,soprattutto per due aree delicate come quella medio-orientale e quella africana. Certo, Teheran non deve arrivare a detenere armi nucleari e bisogna fare di tutto per impedirlo, ma nell’immediato i pericoli sono altri e forse addirittura più insidiosi. Penso per esempio alla situazione in Libano e in Siria, penso alle infiltrazioni iraniane nella Striscia di Gaza, dove un gruppo di Pasdaran iraniani ha appena finito l’addestramento dei reparti speciali di Hamas, oppure a quelle in Afghanistan. Penso, infine, alle fosche previsioni di scontri previste per settembre in Palestina in concomitanza con la ormai certa richiesta di riconoscimento all’Onu dello Stato Palestinese e alle manovre iraniane volte a innescare la miccia della terza intifada. Nell’immediato sono queste le cose che mi preoccupano più di tutto per quanto riguarda l’Iran. Senza dimenticare l’Africa e i tentativi iraniani di condizionare la politica in diversi Paesi, dalla Nigeria al Sudan.
Ora, a parere mio sarebbe molto più onesto affermare con estrema chiarezza che si vuole fermare l’Iran per questi motivi e per la dichiarata intenzione di “cancellare” Israele, piuttosto che continuare con la storia del programma nucleare. Se c’è qualcosa che l’esperienza dell’Iraq di Saddam Hussein deve aver insegnato è che non si attacca un Paese per quello che non si sa ma che si sospetta, lo si attacca per quello di cui si ha certezza. Ebbene, sull’influenza nefasta di Teheran su alcuni Paesi e sulla volontà iraniana di cancellare Israele dalla faccia della Terra di dubbi ce ne sono davvero pochi.
Si continui quindi a rimanere vigili sul programma nucleare iraniano e si cerchino le prove che quel programma nasconde scopi militari, ma non si perda di vista quello che è il vero e immediato pericolo rappresentato da Teheran, quello cioè dell’infiltrazione in contesti instabili e della continua ricerca da parte degli iraniani del controllo remoto di interi Paesi. E’ questo il vero pericolo rappresentato da Teheran.
Franco Londei