Iran: centinaia di donne arrestate per il velo islamico mal portato

Come avviene ogni estate, anche quest’anno in Iran si registrano centinaia di arresti di donne giudicate “mal velate”. Lo scorso anno nei primi mesi estivi furono 60.000 le donne segnalate dalla “polizia morale” per aver circolato con un abbigliamento non consentito.

L’estate è il periodo più brutto in quanto in Iran le temperature raggiungono picchi molto alti e per le donne è quasi impossibile circolare abbigliate secondo il rigido codice islamico imposto dagli Ayatollah. Quest’anno, come lo scorso 2010, il dittatore Ahmadinejad è entrato in collisione con il potentissimo clero chiedendo una applicazione meno rigida dei parametri di abbigliamento islamico. Ma alla base di questo scontro non ci sono i Diritti Civili e Umani delle donne iraniane ma c’è una mera motivazione politica. Da mesi Ahmadinejad è in rotta con il clero, da quando cioè nel mese di aprile il grande Ayatollah, Ali Khamenei, costrinse alle dimissioni uno dei ministri più vicini e fedeli al dittatore iraniano. Da allora i rapporti tra Ahmadinejad e Khamenei si sono notevolmente deteriorati.

E ogni occasione è buona per polemizzare, anche il modo di portare il velo islamico. Ahmadinejad ha chiesto alla polizia morale di allentare i controlli mentre Khamenei si oppone e rilancia ordinando l’applicazione delle regole islamiche in maniera più rigida che mai. Il risultato è stato una serie di arresti indiscriminati, accompagnati molte volte da episodi di violenza contro le donne iraniane che non si coprivano da capo a piedi come vorrebbe la legge.

Secondo la legge imposta dagli Ayatollah subito dopo la presa del potere, le donne dovrebbero coprirsi il capo e circolare coperte fino ai piedi. Questo per non scatenare negli uomini “pensieri peccaminosi”. Una legge fortemente misogina che però negli ultimi anni, specie dopo l’ascesa al potere di Khatami, aveva avuto un forte rallentamento nella sua applicazione più intransigente, tanto che molte ragazze iraniane circolavano vestite di jeans aderenti e con il capo coperto da morbidi foulard lasciando intravvedere una piccola parte della loro chioma sempre curata, abbinando così tradizione e innovazione. Ora questo concetto viene messo in discussione dai clerici più intransigenti che vogliono che si torni alla “copertura totale” della donna.

E così nelle ultime settimane centinaia di donne sono state fermate dalla polizia morale, spesso insultate in pubblico e persino malmenate, additate come prostitute e, nei casi più estremi, arrestate. Vi sono diverse denuncie di violenze sessuali in carcere, giustificate dagli aguzzini come “la logica conseguenza dell’abbigliamento improprio e provocante adottato dalle donne” e per questo non puniti dalle autorità. Una giustificazione schifosa e misogina per coprire violenze sessuali perpetrati da uomini porci e vigliacchi.

Insomma, nel confronto politico tra l’Ayatollah Khamenei e il dittatore Ahmadinejad, entrano di prepotenza le donne, ma non come attrici di una qualche mediazione, ma come agnelli sacrificali da immolare sull’altare dell’Islam più integralista e del controllo del potere politico.

Parisa Elahi