Chiariamo bene un punto: il rogo del Corano messo in scena dal pastore Wayne Sapp e dal reverendo Terry Jones, è una delle più grandi scemenze dell’era contemporanea, ma da qui a dare tutte le colpe del massacro di Mazar-i-Sharif ai due imbecilli ce ne passa.
Imbecilli è il termine chiave di questa storia che ha dato il via alla sanguinaria vendetta degli estremisti islamici che ieri ha portato all’attacco alla sede Onu di Mazar-i-Sharif, in Afghanistan, e che ha provocato la morte di 20 persone di cui almeno due orrendamente decapitate. Tuttavia sarebbe molto riduttivo circoscrivere all’imbecillità dei due religiosi americani il violento fatto accaduto ieri. Non c’è alcuna scusante nella violenza dimostrata dagli islamici e questo ci deve far riflettere sul concetto di giustizia che hanno queste persone. E se qualcuno fosse tentato di giustificare questa violenza con il rogo del Corano sappia che sta facendo il gioco degli estremisti e persino dei due imbecilli americani che proprio a questo, probabilmente, volevano arrivare per dimostrare che non può esserci colloquio con l’Islam.
Bruciare il sacro Corano o uno qualsiasi dei libri sacri ad ogni religione è uno sfregio verso i fedeli di quella fede, un insulto che meritava una risposta adeguata a livello legale non certo una strage. Dare agli estremisti la scusa buona per mettere in pratica quello che è il loro sport preferito (uccidere) è stato come lanciare un barattolo di miele in un alveare. Di qui l’imbecillità dei due religiosi americani, gente estremista che non ha niente da invidiare ai talebani e che, si spera, la legge americana e internazionale provvederà a punire come si deve. Questo però non deve allontanarci dalla riflessione di fondo sulla violenza di una parte del mondo islamico e sulla tendenza a reagire con cruenza a qualsiasi critica verso l’Islam. Ma soprattutto non deve far passare il concetto che il fatto, per quanto imbecille possa essere, debba apparire come una attenuante. Non ci sono attenuanti per quanto avvenuto ieri a Mazar-i-Sharif.
Già in passato si sono avuti esempi di “risposta violenta” dell’Islam alle critiche verso questa religione. Il regista Theo van Gogh fu sgozzato per aver prodotto il film/cortometraggio “Submission” che raccontava della violenza subite dalle donne nell’islam e di come sia difficile tra gli islamici parlare di emancipazione femminile. E ricordate cosa successe con la pubblicazione delle cosiddette “vignette satiriche” su Maometto? Che dire poi dei numerosi attacchi subiti recentemente dalle comunità cristiane in vari Paesi islamici? Questi fatti avrebbero dovuto far riflettere i due imbecilli americani sulle conseguenze del loro gesto, non tanto per dimostrare che una parte dell’islam sia violento, questa è una cosa risaputa, quanto piuttosto per la certezza matematica che gli islamici estremisti avrebbero reagito. E’ un po’ come consegnare una vergine nelle mani di uno stupratore seriale e pretendere che se ne stia buono. Di questo vanno incolpati i due religiosi imbecilli e per questo vanno duramente puniti alla stregua di chi fomenta un omicidio.
Tuttavia, e lo ripeto, ritengo che vadano attentamente separate l’imbecillità dei due americani dalla reazione islamica, perché diversamente si rischia di fornire quell’attenuante che gli islamici cercano di far passare e di aprire a un concetto secondo il quale niente e nessuno potrà mai criticare l’Islam, cosa che invece deve essere assolutamente permessa senza limiti di sorta.
Noemi Cabitza