Hamas e i suoi amici hanno bisogno di una nuova guerra in Medio Oriente

Ormai è chiaro: Hamas cerca di provocare la reazione armata di Israele. Solo così si spiega l’aumento vertiginoso degli attacchi missilistici che partono dalla Striscia di Gaza, attacchi che hanno avuto una appendice di terrore con l’attentato di mercoledì a Gerusalemme.

I motivi però questa volta non sono, come al solito, legati solo all’odio viscerale verso Israele e alla volontà di distruggere lo Stato Ebraico. No, questa volta oltre all’odio verso gli ebrei ci sono ragioni prettamente interne sia ad Hamas che ai suoi alleati, in primis Siria e Iran.

Da molti mesi Hamas sta perdendo consenso nella Striscia di Gaza. La popolazione è stanca di subire le prepotenze del gruppo terrorista palestinese, è stanca di dover pagare le tangenti su qualsiasi cosa agli uomini di Hamas, è stanca di dover subire per colpa dei terroristi palestinesi tute le limitazioni che porta lo stato di isolamento della Striscia di Gaza. Insomma, la popolazione inizia ad aprire gli occhi e inizia a contestare Hamas. Nelle scorse settimane ci sono state manifestazioni di protesta, subito sedate con violenza dalla polizia di Hamas, anche se i media occidentali si sono ben guardati dal riportarlo. La tensione cova tra i giovani palestinesi che non vedono alcun futuro sotto la guida di Hamas. Per la prima volta viene individuato il vero responsabile della situazione di Gaza che non è, come affermato dai terroristi e da una informazione faziosa e antisemita, Israele, ma è proprio il gruppo terrorista palestinese.

Nella stessa situazione di Hamas si trovano i suoi alleati, cioè Siria e Iran. In Siria continuano le proteste dei giovani che chiedono un cambiamento democratico, proteste represse nel sangue dal regime baahtista di Bashar al-Assad, il quale solo ieri ha promesso alcune riforme provvedendo però a far sparire nel nulla diversi giornalisti e blogger. In Iran le proteste del Movimento Verde continuano, anche se in tono minore e nell’oscuramento mediatico, nonostante le durissime repressioni del regime nazista degli Ayatollah. Pure in Libano un altro alleato di Hamas, il gruppo sciita di Hezbollah, viene duramente criticato in piazza. Insomma la gente inizia ad aprire gli occhi e non vede più in Israele l’origine di tutti i loro mali, ma vede invece nei regimi e nel totalitarismo islamico i veri colpevoli del degrado e del sottosviluppo in cui questi regimi li hanno costretti per anni.

E allora, cosa meglio di una bella guerra con Israele può distogliere l’attenzione dai veri problemi e riportare in auge la madre di tutte le menzogne? Cosa meglio di un attacco israeliano a Gaza può riportare in primo piano l’odio verso Israele e ricompattare tutti dietro ai regimi totalitari? E’ proprio a questo che stanno lavorando i terroristi di Hamas e i loro amici nazisti di Damasco e Teheran. L’obbiettivo è scatenare una reazione di Israele per poi far partire di gran lena la poderosa macchina di propaganda anti-israeliana che ha forti basi soprattutto in occidente.

Per raggiungere questo obbiettivo i nazisti di Damasco e Teheran non badano certo a spese. Il crollo di Mubarak in Egitto ha aperto una autostrada verso Gaza. Nelle scorse settimane sono passate tonnellate di armi di nuovissima generazione e solo una importante operazione di intelligence israeliana ha evitato che un vero e proprio arsenale finisse in mano ai terroristi di Hamas (guarda il video del sequestro di armi trasportate dal cargo Victoria proveniente dalla Siria). L’aumento di lanci di missili – tra i quali i Grad provenienti dall’Iran – degli ultimi giorni è evidentemente un chiaro tentativo di spingere Gerusalemme alla reazione armata ed è il frutto di una strategia di riarmo guidata da Teheran e, in secondo piano, da Damasco, una strategia che sta bruciando le tappe perché il tempo stringe e la gente spinge per un cambio. L’unico modo di evitarlo e trovare il solito capro espiatorio: Israele.

Sharon Levi