Ieri, com’era immaginabile, anche in Iran è esplosa la protesta contro il regime dittatoriale, protesta che nelle scorse settimane aveva visti coinvolti diversi paesi, dalla Tunisia allo Yemen passando per l’Egitto. Ma è inutile negare che in Iran la questione è diversa rispetto a tutte le altre proteste contro i regimi a cui abbiamo assistito, è diversa non solo per il regime stesso, ma anche per il sostegno internazionale ai manifestanti che da alcune parti non arriva.
Ci sono, sul caso dell’Iran, alcuni paradossi talmente clamorosi che è impossibile non notarli. Il primo paradosso è che il regime iraniano si sia compiaciuto delle manifestazioni in Tunisia e in Egitto ma vieti simili manifestazioni a Teheran reprimendole nel sangue come ha fatto ieri. Il secondo paradosso è quello del sostegno internazionale ai movimenti riformisti iraniani. Mentre per l’Egitto e la Tunisia il sostegno è stato praticamente unanime, quando si parla di Iran il discorso cambia. E allora si scopre che i ragazzi iraniani che scendono in piazza per chiedere più Diritti e libertà, per alcune frange sinistre non sono come gli altri e non hanno quindi alcun Diritto di scendere in piazza. Addirittura in molti casi si arriva a sostenere apertamente il regime iraniano e il suo presidente Ahmadinejad. Si arriva addirittura a giustificare la repressione. Perché questa differenza? Perché, per questa gente, gli egiziani e i tunisini hanno il Diritto di chiedere libertà e democrazia e gli iraniani no?
Il problema è sempre lo stesso e la libertà e la democrazia non c’entrano niente. Il problema è che Ahmadinejad e il regime degli Ayatollah sono diventati il nemico numero uno di Israele e per questo vengono visti come una sorta di paladini che lottano contro Israele e l’ebraismo. Per questo motivo devono rimanere al potere e gli iraniani non hanno alcun Diritto di chiedere libertà e democrazia. Per questo motivo da certi ambienti non si alzano richieste di Diritti per gli iraniani, non si protesta per le centinaia di esecuzioni, non si contesta la misoginia e la violazione dei Diritti delle donne. Per questo motivo se oltre 300 blogger sono da due anni in prigione nessuno dice niente. Per questo motivo se i boia a Teheran lavorano a ritmo serrato tutto viene taciuto o quantomeno minimizzato.
Sono pronta a scommettere che anche questa volta sarà lo stesso. Anche questa volta la protesta dei giovani iraniani sarà trattata in maniera diversa rispetto a quella di altri Paesi. Anche questa volta ci sarà chi sosterrà il regime iraniano e negherà l’evidenza come ha già fatto due anni fa per le proteste post-elettorali. E badate bene, saranno proprio quelli che sostengono il Diritto di manifestare dei giovani arabi oppressi dalle dittature. E allora invito questi signori a vedere l’appello di una giovane araba, una ragazza tunisina che parla ai suoi fratelli iraniani invitandoli a non demordere, a resistere e a non perdere la speranza. Vorrei che tanti altri si unissero a questo appello, ma la mia è una speranza che non sarà soddisfatta. L’ipocrisia versoi giovani iraniani e verso il regime degli Ayatollah è troppo grande e sono certa che anche questa volta ne avremo la conferma.
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Miriam Bolaffi