Altro che caso Battisti. Dall’inferno delle carceri di Santo Domingo: quando gli italiani sono dimenticati

In questi giorni si dibatte molto sulla autorevolezza del nostro Ministero degli Affari Esteri  messa a dura prova dallo schiaffo brasiliano ricevuto in occasione dell’affaire Battisti. Si contesta alla nostra politica estera di non avere peso internazionale. Noi è un po’ che lo diciamo, inascoltati, ma lo diciamo.

Purtroppo noi ci scontriamo quasi quotidianamente con questa “poca autorevolezza”, quando cioè andiamo a difendere i Diritti dei nostri concittadini all’estero e vediamo che, se sono italiani, vengono trattati da pezze da piedi (perdonate la frase poco elegante). I loro Diritti vengono letteralmente derisi, non calpestati, proprio derisi che è peggio. Tanto sanno benissimo che non ci sarà nessuno che protesterà per tutto questo. E allora mi fa sorridere (ma ci sarebbe da piangere) quando la gente chiede di fare la voce grossa con il Brasile quando non riusciamo a farla con Santo Domingo. Perché parlo di Santo Domingo?

In effetti potrei parlare di una infinità di Stati, cambiano i nomi ma non cambia la sostanza. Parlo di Santo Domingo perché ho ricevuto alcune foto, pubblicate sotto, che mostrano in che condizioni vivono i nostri connazionali. Nel caso specifico della persona nella foto poi si tratta di una persona ingiustamente detenuta da oltre 15 mesi per aver rifiutato di pagare una mazzetta alla polizia domenicana, una persona che aspetta inutilmente da tutto questo tempo di essere giudicata mentre le udienze vengono regolarmente rinviate per non arrivare alla verità. Una persona che, secondo le leggi domenicane, doveva essere fuori dal carcere da almeno tre mesi, cioè allo scadere del dodicesimo mese di detenzione, limite massimo per la detenzione preventiva. Ma siccome nessuno alla nostra ambasciata di Santo Domingo si azzarda ad alzare la voce per far valere i Diritti del nostro connazionale, i domenicani, che sul carcere ci hanno fondato un business, si guardano bene dal liberarlo, non fosse altro perché da libero potrebbe dimostrare la sua innocenza. La persona si chiama Luciano Vulcano e sta vivendo un vero e proprio incubo.

Guardate bene com’è ridotto il sig. Vulcano. Non solo è dimagrito di 30 Kg, ma è attaccato dalle malattie. Quelle che si vedono addirittura sono quelle meno gravi, quelle della pelle, dolorose ma meno gravi. Poi ci sono quelle del fegato (epatite), quelle psicologiche derivanti dall’aver perso tutto nel giro di un anno. E poi altre malattie del sangue, dello stomaco, dei polmoni. Normale, da una infinità di tempo dorme in terra, beve acqua non potabile, mangia quel poco che gli danno e non ha accesso a medicine. Quando ho visto la lettera inviata dall’ambasciata in merito al suo caso (e a quello di altri due italiani) in seguito alla interrogazione dell’Onorevole Raisi, mi sono messo a ridere ma c’era da mettersi a piangere tanto era piena di sciocchezze. Ecco, questa è la diplomazia italiana. Altro che caso Battisti.

E se pensate che il caso del sig. Vulcano sia il solo o il più grave vi sbagliate di brutto. Ce ne sono decine. Mi viene in mente quello di Gaetano Sparti, dimenticato da oltre due anni negli Emirati Arabi Uniti e del quale parleremo domani in maniera più approfondita. E poi tanti altri di cui non possiamo parlare per rispetto della privacy ma vi garantisco che sono davvero tanti.

Ora guardate bene queste foto e ditemi se uno Stato minimamente normale, civile e moderno può permettere tutto questo.

Franco Londei