Non può e non deve essere sottovalutato l’attacco terroristico di ieri alla stazione degli autobus di Nairobi che ha colpito un autobus ugandese diretto a Kampala e che ha fatto (al momento) due morti e 41 feriti di cui alcuni gravissimi. Se infatti verrà confermata l’ipotesi che si tratta di un nuovo attentato delle milizie somale degli al-Shabaab, legati ad Al Qaeda, saremmo di fronte ad un deciso tentativo di esportare la guerra somala al di fuori dei confini di quel martoriato Paese.
Sarebbe anche la seconda volta che l’Uganda viene colpita in quanto è il Paese africano più impegnato nella missione di peacekeeping dell’Unione Africana in Somalia. La prima volta le milizie degli al-Shabaab avevano colpito la capitale ugandese, Kampala, lo scorso luglio quando fecero esplodere due ordigni nel cuore della città provocando 74 morti e decine di feriti. Allora i terroristi somali rivendicarono l’attentato promettendone altri se l’Uganda non avesse ritirato la sua forza di pace dalla Somalia. Per tutta risposta il contingente venne rinforzato anche per impedire che la guerra somala superasse i confini nazionali. Adesso questo nuovo attentato fa supporre agli analisti che sia l’inizio di una strategia di attentati che mira a spargere il terrore anche fuori dalla Somalia.
Il problema però rimane la Somalia. L’abbandono in cui il Paese africano è stato lasciato dalla Comunità Internazionale è senza dubbio uno dei peggiori capitoli della storia moderna. Al Qaeda ha potuto prendere il controllo di buona parte del Paese proprio perché la Somalia da anni è abbandonata a se stessa. Ora che il potere degli al-Shabaab è consolidato, fatta eccezione che per Mogadiscio, i terroristi allargano i loro orizzonti e vanno a colpire i Paesi che sostengono il Governo somalo a casa loro.
Secondo fonti ugandesi ieri sera il Presidente americano, Barack Obama, avrebbe telefonato al Presidente ugandese, Yoweri Museveni, per fargli le condoglianze e per ribadire l’appoggio americano all’Uganda e al Kenya. Museveni si sarebbe pesantemente risentito per il disinteresse americano sulle vicende somale e avrebbe chiesto una immediata convocazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere il da farsi. Nei giorni scorsi l’intelligence ugandese aveva lanciato diversi allarmi per possibili attentati islamici in corrispondenza delle feste natalizie sia in Uganda che in Kenya. A quanto pare non è stato dato sufficiente attenzione a questi allarmi pur essendo l’intelligence ugandese solitamente molto ben informata. Ora si vuol cercare di evitare altri attentati e, soprattutto, che Al Qaeda allarghi il conflitto somalo fuori dai confini della Somalia. Per questo, sempre secondo fonti a Kampala, il Presidente americano avrebbe inviato in Uganda un team di esperti per studiare un piano comune di intervento in Somalia. L’obbiettivo è impedire che la Somalia diventi definitivamente l’Afghanistan africano.
Secondo Protocollo