Persecuzioni contro i cristiani: vogliamo affrontare il problema?

L’ultimo episodio conosciuto risale a mercoledì quando in Iraq almeno tre/sei fedeli cristiani (i dati sono discordanti) sono stati trucidati mentre 33 sarebbero stato feriti da ignote persone che seguendo una fatwa di Al Qaeda hanno deliberatamente attaccato queste persone per il semplice fatto che erano cristiane. Solo ieri poi si è saputo della donna cristiana condannata a morte in Pakistan per “blasfemia”.

Non credo che sia più possibile sorvolare su quello che ormai è evidentemente un problema serio. I cristiani vengono attaccati in ogni parte del mondo islamico anche se la linea “politically correct” impostata dai paesi occidentali evita accuratamente di rendere noto e affrontare il problema. Attacchi contro i cristiani sono avvenuti in Indonesia, Nord Africa, Turchia, Africa Sub-Sahariana, Medio Oriente, India, Pakistan e Afghanistan. Qui non c’entra il terrorismo, Al Qaeda è solo un mezzo, qui c’entra la lotta di religione che noi in occidente ci rifiutiamo di vedere benché sia pienamente in atto in molti paesi musulmani.

Capisco che la priorità sia quella di non esacerbare gli animi e di non scatenare una risposta violenta da parte dei soliti esaltati e fondamentalisti cristiani. Capisco anche che in una Europa multietnica e multiculturale raccontare quello che avviene ai cristiani in Medio Oriente e negli altri paesi musulmani possa avere una certa parte di rischio, lo capisco benissimo. Ma perché si deve sempre abbozzare la testa e rimanere in silenzio? Perché le comunità islamiche europee cosiddette “moderate” non dicono una sola parola su quanto avviene nei confronti dei cristiani? Persino il Vaticano si mostra prudente nel denunciare quella che ormai è chiaramente una “caccia al cristiano”.

Gli islamici, checché ne dicano i buonisti, riempiono i loro forum di messaggi che esaltano le mirabili gesta di questi veri e propri assassini. Tra di loro ce ne sono tanti che vivono in Europa (per loro stessa ammissione) e che sono convinti che l’obbiettivo finale sia quello di “conquistare l’Europa infedele” con qualsiasi mezzo. Alla faccia dell’integrazione.

Ora, io non vorrei andare contro gli insegnamenti di Gesù Cristo, ma francamente non mi va proprio di porgere l’altra guancia. Attenti, non sto dicendo che in Europa occorra fare una specie di “caccia al musulmano”, non sto dicendo che bisogna rispondere con la violenza alla violenza, ma nemmeno che bisogna rimanere inerti di fronte a questa vera e propria pulizia etnica basata su concetti religiosi.

Da tante parti (anche dalla Chiesa) si afferma che il “mondo musulmano” è formato in larga parte da moderati che non chiedono altro che integrarsi nella nostra società accettando quelli che sono i fondamentali Diritti che prevedono, tra le altre cose, il Diritto di professare qualsiasi religione. Ma dov’è quella “larga parte di musulmani moderati” di cui si vocifera? Non mi sembra che denuncino  gli estremisti al loro interno. Non mi sembra che prendano posizione contro il martirio dei cristiani in Medio Oriente. Basta scorrere qualche sito web islamico. L’UCOII non ne fa menzione. Su Islam-online si mette in discussione l’attentato dell’11 settembre (difendendo implicitamente Al Qaeda) ma nessuna parola sulle persecuzioni dei cristiani. In compenso (come detto) sui forum islamici si esalta l’uccisione di cristiani e di sciiti (pure loro islamici ma considerati, se possibile, peggio degli infedeli). Allora, dove sono tutti questi moderati?

E guardate bene che non basta un semplice comunicato stampa di denuncia. A questo punto pretendiamo impegni seri da parte della comunità islamica, pretendiamo l’isolamento e la denuncia degli estremisti. Pretendiamo che vigilino su chi frequenta le loro moschee. Pretendiamo azioni concrete nei confronti dei loro fratelli in Medio Oriente affinché la persecuzione dei cristiani cessi. Se ci dialogano per prendere finanziamenti ci possono parlare anche per far cessare la caccia ai cristiani.  Insomma, è ora di mettere da una parte il buonismo ipocrita che assale la società civile europea quando si tratta di pretendere degli impegni dalla comunità musulmana.

Allo stesso tempo pretendiamo una denuncia seria e circostanziata da parte della Chiesa e degli organi di stampa occidentali sulle persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente, perché non è possibile tacere ipocritamente su quanto avviene solo per una supposta politica di integrazione che alla fine non esiste, come ha ben evidenziato il Cancelliere tedesco, Angela Merkel. Infine pretendiamo un minimo di “principio di reciprocità”. Se si costruisce una moschea a Torino (finanziata tra gli altri dall’Arabia Saudita) si deve poter costruire una chiesa a Riad ed essere liberi di professare la fede cristiana.

Insomma, è ora di finirla di porgere l’altra guancia. Il mondo islamico deve prendersi le proprie responsabilità oltre che a pretendere benefici e/o rispetto. Benefici e rispetto si devono meritare. Così come deve essere l’occidente  e il mondo cristiano a prendersi le proprie responsabilità ammettendo che c’è un problema: la persecuzione dei cristiani.

Franco Londei