Non bastavano ai sud sudanesi i problemi che hanno, ci mancava pure la Clinton a gettare benzina sul fuoco. Con una dichiarazione rilasciata a margine di un congresso negli Stati Uniti la Clinton ha affermato che “la secessione del Sud Sudan è una bomba a orologeria” innescando una serie di polemiche a tutti i livelli.
Giudicando come inevitabile la scelta della secessione, il Segretario di Stato americano ha espresso forti dubbi sul futuro del Sudan Meridionale. In primo luogo la Clinton teme un nuovo conflitto tra Nord e Sud Sudan a causa della suddivisione delle risorse petrolifere, un punto che ancora non ha visto raggiunto un accordo definitivo tra Juba e Khartoum nonostante il trattato di pace firmato dalle parti nel 2005 sia piuttosto chiaro a riguardo. In secondo luogo la Clinton, facendo riferimento a “esperti di economia” americani, ha messo in dubbio le potenzialità di sviluppo del Sud Sudan una volta ottenuta la secessione dal nord.
Parlando al Council on Foreign Relations, un noto Think Tank americano, la Clinton ha poi aggiunto che viste queste premesse gli Stati Uniti avrebbero fatto di tutto per fare pressioni sul Governo centrale sudanese affinché si convincessero ad accettare la secessione del Sud Sudan ed evitare così un nuovo conflitto.
Immediate le reazioni sia da parte sud-sudanese che da parte del Governo centrale di Khartoum. Secondo un funzionario del Governo provvisorio del Sudan Meridionale è assurdo pensare che il nuovo Stato non abbia potenzialità di crescita economica. Il Sud Sudan è uno dei Paesi africani con il più alto tasso di crescita economica, nonostante sia uscito da una lunghissima guerra da appena cinque anni. Nessuna parola invece sul rischio di conflitto con il Nord.
Durissima la reazione da Khartoum.: “non accetteremo alcuna interferenza nelle nostre questioni interne” ha detto Rabie Abdelati, uno dei leader del National Congress Party (NCP), il partito che governa attualmente il Sudan. “Il Governo sudanese sta facendo tutti gli sforzi per salvaguardare l’unità del Paese e nessuno può permettersi di condizionare le scelte del Governo sudanese” ha concluso Abdelati.
Un fatto sembra essere certo, più si avvicina la data del referendum, più sale la tensione tra Nord e Sud Sudan e questo allarma la comunità internazionale. Le parole della Clinton sembrano nascondere la volontà statunitense di appoggiare la secessione del Sud Sudan il che non sarebbe male. Tuttavia, dette in un momento così delicato, cioè quando i due Governi del Sud e del Nord Sudan stanno cercando di raggiungere un compromesso pacifico sulla divisione delle risorse e sui confini, suonano francamente come fuori luogo. Il Sudan in questo momento non ha bisogno di forze destabilizzatrici ma di un forte sostegno internazionale per raggiungere quell’accordo definitivo che metterebbe davvero la parola fine alla lunghissima guerra tra Nord e Sud.