Bimba sottratta alla madre perché povera: il silenzio della Chiesa

E’ semplicemente scandaloso quanto avvenuto a Trento dove una bambina è stata sottratta alla madre all’atto della nascita e giudicata adottabile perché, secondo i servizi sociali, la madre è stata giudicata “povera moralmente e materialmente, immatura e psicologicamente emotiva, una emotività aggravata dalla gravidanza”.

La giovane donna aveva deciso di tirare avanti la gravidanza nonostante qualcuno (non si sa bene chi) le avesse consigliato di abortire e, soprattutto, nonostante guadagni in media 500 euro al mese, una somma giudicata dagli assistenti sociali inadeguata per allevare una bambina. Così, in un batter d’occhio, la bambina è stata sottratta alla madre subito dopo il parto, avvenuto circa due mesi fa, e giudicata dal Tribunale di Trento immediatamente adottabile.

A parte lo scandaloso comportamento degli assistenti sociali che, come compito principale e come dice il nome, avrebbero quello di assistere chi è socialmente debole e non di discriminarlo, quello che più fa impressione è la sentenza emessa dal Tribunale di Trento che non ha tenuto minimamente in considerazione i Diritti della madre naturale sottraendole la bimba in maniera del tutto arbitraria.

Ma a colpire non è solo la sentenza del Tribunale di Trento che, comunque, ha basato la sua tesi sui rapporti presentati dai cosiddetti “assistenti sociali”, a colpire con forza è il silenzio della Chiesa su questa vergognosa vicenda. Perché mi colpisce il silenzio della Chiesa? Semplice, perché è la Chiesa a vietare l’aborto ai suoi fedeli e quando una donna rifiuta l’aborto, sebbene “caldamente consigliato”, e decide di portare avanti la gravidanza con tutte le conseguenze che ne conseguono, anche e soprattutto per questioni morali, un tribunale la priva della bambina concepita nel completo silenzio di quella stessa Chiesa che aveva condizionato la scelta della ragazza. E’ come se uno lanciasse un sasso e poi nascondesse la mano.

Non sarebbe più corretto che la Chiesa prendesse una ferma posizione su questa vicenda e, perché no, aiutasse questa ragazza troppo povera per allevare una figlia? Non dovrebbe essere proprio questo il ruolo della Chiesa? Oppure i prelati sono capaci solo di lanciare il sasso? Facile (e molto comodo) dire alla gente di non usare il preservativo e di non abortire per poi lavarsi le mani delle conseguenze che derivano da questi imput.

Per la cronaca, gli avvocati della ragazza hanno fatto ricorso alla incredibile decisione del Tribunale di Trento e la speranza che la bimba sia restituita alla madre non è un miraggio. Tuttavia questa vicenda non può non sollevare alcune domande sia sul lavoro dei servizi di assistenza sociale erogati dai comuni che sulle conseguenze delle “imposizioni” della Chiesa Cattolica ai suoi fedeli. I primi sembrano più dei vigilantes piuttosto che persone deputate ad assistere chi è socialmente debole, mentre la Chiesa se ne infischia altamente di quello che succede alla povera gente che segue le fatwe cattoliche. Purtroppo in tutto questo a rimetterci, come sempre, sono i Diritti e gli innocenti.

Bianca B.