Non è allucinante quello che dice Gheddafi, da lui siamo ormai abituati a sentirne di tutti i colori, quello che è veramente allarmante è la disinvoltura con la quale colui che si definisce un “leader democratico”, Silvio Berlusconi, stringe accordi con i peggiori capi-regime del pianeta, da Gheddafi a Putin passando per Afeworki.
Ieri si è superato il limite della decenza quando il Premier ha definito “appartenenti al passato” coloro che non capivano i “vantaggi dell’intesa con la Libia”. Se il futuro deve essere Gheddafi, meglio, molto meglio appartenere al passato.
A parte che qui nessuno è fesso. Tutti capiscono perfettamente “i vantaggi economici di un accordo con la Libia” e tutti capiscono che quei vantaggi sono solo per pochi mentre i molti dovranno pagare l’assegno da 250 milioni di dollari l’anno, che poi è la tangente a Gheddafi (mascherata da risarcimento) per quegli affari. A parte che non c’è niente di democratico nell’esaltare un terrorista come il leader libico. A parte tutte le stupidaggini concesse al leader libico, cose che ci fanno vergognare di fronte al mondo intero e che ci fanno apparire come burattini senza attributi. A parte tutto questo, l’ammirazione e l’amicizia più volte dichiarata dal Premier verso Gheddafi, Putin ed Afeworki dovrebbe far riflettere sul concetto di democrazia che ha il nostro Primo Ministro. Quelle dichiarazioni di amicizia e quelle affermazioni di ammirazione verso certi personaggi ci fanno pensare (e temere) che il Premier ammiri il loro modo di governare.
D’altra parte l’autoritarismo del Premier italiano non è una novità, come non è una novità su come la pensi riguardo a chi lo contesta (deve essere distrutto). Solo che almeno prima, cioè fino a qualche mese fa, questi atteggiamenti li mascherava in qualche modo, cercava di non apparire così smaccatamente fan di certi dittatori. L’evoluzione degli ultimi tempi ci sembra più una presa di coscienza del proprio potenziale piuttosto che un semplice cambio di atteggiamento finalizzato ad ottenere benefici economici. La cosa non ci piace, non ci piace affatto.
Il moltiplicarsi degli attacchi al Capo dello Stato e alla Costituzione, gli attacchi alla terza carica dello Stato da parte della stampa “di famiglia”, la difesa di personaggi condannati in primo e secondo grado per associazione mafiosa, la volontà di cancellare per legge i propri processi anche a costo di danneggiare tutto il comparto giustizia, il tentativo di imbavagliare la stampa, sono altri segnali che onestamente non ci fanno stare tranquilli.
Oggettivamente sentiamo sempre più forte una certa puzza di regime, vediamo montare quell’arroganza politica tipica delle peggiori dittature e la cosa non ci convince. Tornano i fantasmi della massoneria segreta, degli intrighi e delle grandi alleanze tra politica e criminalità organizzata, ma non quella che siamo abituati a somatizzare nel mafioso tutto coppola e fucile a canne mozze. No, quella la conosciamo bene anche se la temiamo. Ma ancor di più temiamo la criminalità organizzata che veste Prada, quella che si confonde con la parte onesta del Paese, quella silente, quella delle ville all’estero e dei conti off shore, quella che insomma abita nei palazzi del potere e che usa la vecchia mafia solo come manovalanza.
E allora teniamo alta la guardia, perché l’evoluzione italiana potrebbe diventare involuzione del Diritto e questa è una cosa che va evitata a tutti i costi.
Bianca B.