Parliamoci chiaro, delle Nazioni Unite non si fida più nessuno, nemmeno gli Stati membri. Sta tutto qui il succo del discorso sul mancato invio di aiuti economici al Pakistan colpito da tremende inondazioni, un aiuto che come di consueto dovrebbe passare attraverso l’Onu e che proprio il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha chiesto a gran voce.
L’Onu ha chiesto 460 milioni di dollari come primo aiuto di emergenza, ne sono arrivati “solo” 227,8. cioè il 50% di quanto ritenuto necessario dai cervelloni del Palazzo di Vetro per approntare un primo intervento di emergenza a favore delle popolazioni pakistane. Ieri l’Unione Europea ha stanziato altri 30 milioni di euro che portano la cifra complessiva stanziata dai Paesi EU a 115 milioni, che saranno però gestiti dalle strutture europee per gli aiuti di emergenza (ECHO) e non quindi dall’Onu.
Il problema, ormai cronico, è che gli aiuti dati in gestione alle Nazioni Unite finiscono per sparire in mille rivoli così come successo in tante altre occasioni e solo una minima parte vanno veramente a chi ne ha bisogno. La gestione diretta delle crisi da parte dell’Onu è poi quasi sempre fallimentare, basti vedere com’è la situazione di Haiti a otto mesi dal devastante terremoto, esattamente se non peggiore dell’immediato dopo-sisma e questo nonostante le centinaia di milioni di dollari arrivati da ogni dove.
E chiaro che la Comunità Internazionale abbia qualche dubbio ad erogare la cifra chiesta da Ban Ki-Moon, oltretutto in un Paese dove il rischio che – come in passato – gli aiuti economici finiscano nelle mani dei talebani è molto forte. Per questo motivo l’Onu non sta ricevendo i denari richiesti. Questo però non vuol dire che gli aiuti al Pakistan e alle popolazioni colpite dalle terribili inondazioni non arriveranno, solo che non sarà l’Onu a gestirli. Se lo stesso metro fosse stato usato anche per Haiti, oggi la situazione sarebbe sicuramente migliore.
Diversi Stati si stanno organizzando per portare aiuti al Pakistan in maniera diretta o attraverso organizzazioni che non fanno capo alle Nazioni Unite. Il problema, come sempre, è il coordinamento che però, vista l’esperienza di Haiti, non può essere affidato all’Onu e nemmeno all’esercito pakistano visti i legami di molti suoi elementi con i talebani. Si sta quindi cercando una soluzione pratica che consenta alle varie organizzazioni internazionali di intervenire velocemente e in maniera coordinata nelle varie zone colpite dalle alluvioni. Il problema sono i talebani che potrebbero approfittare della drammatica situazione per colpire il Governo pakistano, per cui occorre fare in fretta. Per questo motivo molte Ong si stanno coordinando tra di loro e si stanno dividendo le zone di intervento. Solo nei prossimi giorni vedremo se questa soluzione funziona. In ogni caso è importante che gli aiuti in qualche modo giungano agli alluvionati tuttavia è altrettanto importante mantenere molto alta l’attenzione soprattutto sulla loro destinazione finale.
Secondo Protocollo