Ho letto è riletto l’articolo di Alex Zarfati su Focus on Israel e devo dire che c’è un passaggio che più di tutti mi ha colpita, quando Alex dice “quello che mi piacerebbe vedere – e so di essere un folle – sono altri arabi, musulmani, cristiani, buddisti, e quant’altro venire sotto al Colosseo. Tutti quanti a dire: quale che sia la mia idea sul governo d’Israele o sul conflitto mediorientale, un giovane 23enne rapito e rinchiuso senza lo straccio di un diritto non è una buona cosa”. Ecco, in queste poche righe è racchiuso il succo del discorso.
Non ho intenzione di stare qui a ricordare la storia di Gilad Shalit, la potete trovare ovunque su internet, quello che voglio invece evidenziare è l’assoluta indifferenza del cosiddetto “mondo civile” di fronte a questa vicenda che ormai travalica qualsiasi storia di violazioni del Diritto, una pagina nera e oscura del cosiddetto “attivismo” che in questo caso di attivo ha avuto solo l’immobilità e la freddezza, come se Gilad Shalit non esistesse, come se quei Diritti che si reclamano anche per gli animali non si possano reclamare per un giovane ragazzo israeliano.
Attenti, non sto facendo alcun piagnisteo, non sto elemosinando qualcosa, sto semplicemente esponendo dei fatti verificabili. Quante delle cosiddette “grandi organizzazioni” per i Diritti Umani (non sto parlando di microbi come la nostra) si sono mobilitate per la liberazione di Gilad Shalit in questi quattro anni di rapimento? Non lo sapete? Beh ve lo dico io: ZERO. Si sono mobilitate per tutto e tutti, hanno scritto di tutto (comprese un sacco di cavolate), hanno emesso rapporti copia-incollati senza alcun riscontro, ma su Gilad Shalit non è stato speso un grammo di inchiostro. ZERO TOTALE. Intendiamoci, questi perseguono la loro missione, insomma, fanno il loro dovere che coincide con il loro interesse che non è certo esporsi per la liberazione di un giovane soldato israeliano detenuto senza alcun Diritto da un gruppo terrorista. Non sia mai che qualche emiro o qualche sceicco gli tagli i finanziamenti. Di cosa camperebbero poi i loro centinaia di “ricercatori da poltrona”? Con cosa finanzierebbero roboanti e costosissime convention fatte solo per deliziare la stampa e certi “attivisti” con dichiarazioni sempre e solo unidirezionali? Con cosa pagherebbero i loro testimonial talebani o antisemiti nazisti che siano?
Qui devo chiedere scusa se infrango, per un volta, quella regola non scritta che dice “non si attaccano mai le organizzazioni della società civile”, ma nel caso di Gilad Shalit è stato superato, da parte di alcune “grandi organizzazioni”, il limite della decenza. Posso capire quelle organizzazioni filo-palestinesi o di sinistra che combattano contro Israele bramando la sua distruzione, non le approvo ma almeno loro fanno quello per cui sono nate. Quello che invece non accetto è l’ipocrisia, quella ipocrisia di andare in giro a sostenere di essere sopra le parti quando invece si è palesemente schierati.
Domani al Colosseo non ci saranno queste “grandi organizzazioni”, in compenso ci saranno tante piccole e agguerrite associazioni e tanti semplici cittadini di ogni credo e di ogni colore politico che chiederanno a gran voce la liberazione di Gilad Shalit. Tutti insieme chiederemo che questo giovane ragazzo israeliano torni a casa dai suoi cari e che finalmente venga rispettato quel detto che dice: “e torneranno i figli nei loro confini”.
Domani sera alle 21,30 il Colosseo verrà spento per ricordare al mondo che c’è anche Gilad Shalit. Vi invito a partecipare numerosi all’appuntamento. Per ulteriori informazioni andate sulla pagina di Facebook dedicata a Gilad Shalit o su uno dei tanti siti internet e blog che parlano dell’evento. Facciamo tutti insieme un atto di civiltà e diciamo no al terrorismo. Gilad Shalit libero subito.
Noemi Cabitza