Con la crisi finanziaria globale si temeva un tracollo degli aiuti allo sviluppo destinati all’Africa, invece i dati ricevuti ieri sono decisamente migliori del previsto. Il rapporto presentato ieri e che riguarda i Paesi appartenenti alla OCSE (Organisation, for Economic Co-operation and Development) mostra un andamento per il 2009 solo leggermente inferiore agli anni precedenti con prospettive per il 2010 addirittura in crescita, ammesso e non concesso che i Paesi donatori rispettino le promesse.
Nonostante la crisi i donatori nel 2009 hanno leggermente aumentato la somma destinata allo sviluppo africano rispetto a quello erogato nel 2008 con una riduzione, rispetto alle aspettative e alle promesse di soli 0,7 punti percentuali tutti concentrati su pochi paesi tra i quali, purtroppo, l’Italia.
Nel 2009 i paesi membri dell’OCSE hanno erogato complessivamente per lo sviluppo in Africa 119,6 miliardi di dollari pari allo 0,31% della media del PIL (prodotto interno lordo) dei paesi appartenenti alla organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo. Questo significa che si è ancora molto lontani dalle promesse fatte in sede ONU quando si stabilirono gli obbiettivi del millennio, ma significa anche che non si è avuto il temuto tracollo.
A migliorare i numeri c’è l’esclusione da questa percentuale delle somme destinate alla cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo (Pvs) che sono state conteggiate a parte le quali, sebbene notevolmente ridotte nel biennio 2008/2009, sono comunque somme importanti.
L’unico appunto che va fatto è quello relativo al mancato mantenimento della parola data da diversi Paesi compensato però dall’aumento degli aiuti di quei Paesi che hanno risentito di meno della crisi globale. Questo ha permesso il contenimento del preventivato tracollo tanto da far gridare al “miracolo”.
I paesi che hanno tagliato maggiormente gli aiuti allo sviluppo dell’Africa a causa della crisi globale sono: Irlanda (-19%), Portogallo (-16%), Grecia e Islanda (-12%). La Spagna ha mantenuto la quota di aiuti umanitari che però è calata rispetto al PIL, il che fa ridurre l’aiuto spagnolo del 7,7%. Molto deludente la Germania che ha ridotto le somme erogate del 4% che però diventano del 16,2% se si considera il PIL. Delle promesse disattese dall’Italia abbiamo già parlato.
A compensare i tagli hanno provveduto gli aumenti delle somme stanziate da Francia (+17%), dal Regno Unito (+12%) e da Belgio, Finlandia, Ungheria, Norvegia, Polonia, Corea del Sud e Svizzera (+10%). Aumenti delle somme anche da Danimarca, Svezia e Turchia (+4%). Un aumento delle somme stanziate si registra anche dagli Stati Uniti che hanno stanziato 28 miliardi di dollari (+3%) che però corrisponde al più basso tasso rispetto al PIL.
In conclusione va detto che, al di fuori delle percentuali, diversi Paesi hanno mantenuto la parola data. Gli Stati Uniti, per esempio, si erano impegnati a raddoppiare i loro aiuti per l’Africa subsahariana tra il 2004 e il 2010 e hanno raggiunto questo obiettivo nel 2009. La Svezia, la Norvegia e il Lussemburgo avevano promesso di arrivare all’1% del PIL entro il 2009 e hanno superato questa soglia. La Danimarca, i Paesi Bassi, il Belgio, il Regno Unito, la Finlandia, l’Irlanda e la Spagna hanno superando il target fissato dall’Unione Europea dello 0,51 rispetto al PIL.
Ora, con i primi accenni di ripresa, nel 2010 vanno mantenuti questi standard e, possibilmente, vanno migliorati. Lo sviluppo dell’Africa significa non soltanto una concreta lotta alla povertà, ma significa anche un minor impatto sui numeri relativi allo spostamento migratorio con grandi benefici per tutti. La speranza è ciò avvenga e che si migliori la lotta alla corruzione nei Paesi in via di sviluppo, un vero e proprio macigno che continua a rallentare lo sviluppo dei Paesi poveri.
[dm]7[/dm]