Sud Sudan: nessun rinvio al referendum per l’autodeterminazione

Il presidente del Sudan Meridionale, Salva Kiir, parlando dal palco del vertice speciale della Inter-Governmental Authority on Development (IGAD) che si teneva ieri a Nairobi, ha lanciato un duro ammonimento a chi cerca di boicottare il referendum per l’autodeterminazione del Sud Sudan che si terrà nel 2011.

Salva Kiir è stato chiarissimo come forse non è mai stato. “Il Sud Sudan è maggiormente interessato al referendum per l’autodeterminazione piuttosto che alle elezioni nazionali che si terranno il prossimo aprile in Sudan” ha detto Kiir parlando alla importante platea. “Lo svolgimento delle elezioni nazionali (se si terranno o meno oppure se verranno rinviate) non è un pre-requisito per lo svolgimento del referendum che si terrà comunque”. Poi ha aggiunto, spiegando meglio il concetto che “il popolo del Sud Sudan attribuisce molta più importanza al referendum piuttosto che alle elezioni. Il Diritti all’autodeterminazione è uno dei più grandi successi del CPA e lo difenderemo a ogni costo”.

Il messaggio, molto chiaro, era diretto soprattutto a coloro che negli ultimi mesi stanno cercando in tutti i modi di convincere il Sud Sudan a rinviare il referendum fino a quanto la situazione in Sudan non sarà più calma. Tra questi i più attivi sono l’Eritrea, l’Egitto e persino le Nazioni Unite. Il Sud Sudan gode invece dell’appoggio incondizionato di Etiopia, Kenya e Uganda i quali si sono detti pronti ad intervenire al fianco del Sud Sudan nel caso “sorgano problemi”.

La parte meridionale del Sudan negli ultimi mesi è al centro di un fitto intreccio geo-politico dove non ci sono coinvolte solo le potenze regionali ma anche potenze non africane. Il Sud Sudan è ricchissimo di petrolio, di oro, di coltan e probabilmente di diamanti. Avere il controllo di quelle risorse significa mettere le mani su un vero e proprio tesoro. Khartoum chiaramente non se lo vuole far sfuggire anche se ufficialmente sostiene che rispetterà le decisioni del popolo del sud come ha affermato sempre ieri il vicepresidente sudanese Ali Osman Taha, co-firmatario con il defunto John Garang del trattato di pace che mise fine ad una guerra durata più di ventanni costata oltre due milioni di morti. Tuttavia i dubbi che Khartoum accetti in silenzio che il Sud Sudan si separi dal Sudan sono davvero tanti.

Ieri, a margine della riunione dell’IGAD i leader che sostengono il Sud Sudan (Museveni, Zenawi e Kibaki) hanno proposto alle parti di iniziare sin da ora ad organizzare il “dopo referendum” accordandosi da subito sulle modalità della separazione. Per ora Khartoum non ha “significativamente” risposto.