Nei giorni scorsi Human Rights Watch ha emesso l’ennesimo rapporto spazzatura contro Israele accusando lo Stato Ebraico di “violazione del Diritto Internazionale” perché non permette a centinaia di migranti africani, per lo più provenienti dall’Africa sub sahariana, di entrare in Israele.
La risposta a Human Rights Watch, argomentandola, l’abbiamo data da subito, ma per scrupolo abbiamo voluto approfondire la questione anche perché si sta parlando di centinaia, forse migliaia di esseri umani che in questo momento sono tenuti dalle autorità egiziane senza viveri e senza acqua, senza alcuna assistenza, nei pressi del valico di Rafah e in remote zone della Penisola del Sinai.
Proprio dalla Penisola del Sinai vogliamo partire. Secondo diverse testimonianze concordanti, i beduini del Sinai avrebbero messo in piedi un vero e proprio mercato di esseri umani. Fino a qualche tempo fa sequestravano i migranti provenienti dall’Africa e diretti verso Israele, per lo più sudanesi ed eritrei, mentre si accingevano a superare di nascosto il confine tra Egitto e Israele. Avvisati dalle guardie di confine egiziane, sequestravano i malcapitati per poi chiedere un riscatto (tra 2.000 e 10.000 dollari) per la loro liberazione promettendo in cambio un “passaggio verso Israele”, specie se questi avevano già qualche parente emigrato nello Stato Ebraico. I pochi che sono riusciti a pagare il riscatto naturalmente non sono mai riusciti a entrare in Israele e si trovano tutt’ora in campi di fortuna in Egitto.
Da un po’ di tempo però l’afflusso di rifugiati verso Israele è notevolmente calato, sicuramente perché si è saputo che non c’è possibilità di ingresso. Allora cosa hanno pensato i bravi beduini? Di andarseli a prendere direttamente nei campi profughi e, addirittura, nei loro villaggi. A riferirlo è un ex trafficante di esseri umani, Mohammad Ali Hassan Awad, il quale racconta che moltissimi ostaggi sono stati rapiti dai beduini in Sudan e in altri Paesi africani, direttamente nei campi profughi (in particolare nel campo di Shagarab, in Sudan, e addirittura in quello di Mai Aini, in Etiopia) anche se non avevano nessuna intenzione di andare in Israele. Il bello (o il brutto) è che tutto questo avviene sotto gli occhi interessati delle autorità egiziane le quali, sempre più spesso, sono complici delle tribù beduine.
E cosa ne è stato delle dichiarazioni del Presidente egiziano, Mohammed Morsi, che aveva promesso di “liberare il Sinai dalle tribù di predoni beduini”? Naturalmente niente. I primi giorni, specie dopo l’omicidio di alcune guardie di frontiera egiziane, i media egiziani hanno parlato di “offensive” di spiegamento di mezzi blindati e di corpi scelti dell’esercito che avrebbero dovuto dare la caccia ai beduini. In effetti è stata una colossale operazione per gettare fumo negli occhi. Morsi non ha fatto assolutamente niente e non ha nessuna intenzione di cacciare i beduini dal Sinai mentre la polizia egiziana è criminalmente complice dei trafficanti di esseri umani.
E ora veniamo alle centinaia di migranti africani accalcati lungo la frontiera tra Egitto e Israele. Le centinaia di esseri umani che si trovano in questo momento in Egitto sono letteralmente abbandonati a loro stessi, a meno che non possano pagare qualche poliziotto. Spesso vengono attaccati dai beduini che sotto gli occhi dei poliziotti egiziani gli rubano quel pochissimo che hanno. Molti muoiono di stenti e di malattie. Manca l’acqua. Non esiste da parte degli egiziani alcuna forma, anche minimale, di assistenza. Molti si dichiarano “rifugiati politici” ma gli viene risposto che devono fare domanda di asilo in Israele. Non ci risulta che in questo momento l’UNHCR (l’agenzia dell’Onu per i profughi) abbia in quella zona alcun campo organizzato, nemmeno una singola tenda, non sappiamo se per negligenza (non sono mica palestinesi) oppure se per qualche rifiuto delle autorità egiziane.
Quello che appare quindi evidente in tutta la sua drammaticità è che l’Egitto viola palesemente il Diritto Internazionale facendo mancare a questi migranti l’assistenza necessaria. Non solo, anche le organizzazioni i internazionali, a partire dall’Onu, sono completamente assenti.
E adesso qualcuno ci deve spiegare come mai anche per questa drammatica situazione (veramente drammatica) si è accusato Israele invece di andare a vedere come stanno realmente le cose. Ci può anche star bene qualche rapporto fazioso contro Israele, da che mondo è mondo è sempre successo e comunque sono facilmente smontabili, ma che si speculi sulla pelle di migliaia di poveri esseri umani per puro odio verso lo Stato Ebraico è una cosa davvero schifosa e inqualificabile.
E a questo punto ci sentiamo il dovere di chiedere al UNHCR cosa intende fare per questi poveretti ingannati, derubati di tutti i loro averi, rapiti e torturati, rinchiusi in campi di fortuna che assomigliano a campi di concentramento solo per fare pressione verso Israele e avere una scusa per poter attaccare lo Stato Ebraico. Pretendiamo ( ripeto, pretendiamo) che l’Egitto assolva ai suoi doveri così come l‘UNHCR, che i beduini del Sinai e i poliziotti egiziani loro complici, vengano immediatamente fermati. Non è credibile che queste persone rapiscano esseri umani in Sudan e persino in Etiopia e che li trasportino per tutto l’Egitto fino alla Penisola del Sinai senza che nessuno se ne accorga e li fermi. Ci sembra più che chiaro che ci troviamo di fronte a una gravissima negligenza egiziana se non a una vera e propria strategia di pressione, sia da parte egiziana che da parte delle cosiddette “organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani” che usano questi poveretti in maniera assolutamente strumentale e vergognosa.
Noemi Cabitza per Secondo Protocollo