Elezioni presidenziali USA: irrompono il nucleare iraniano e i rapporti con Israele

Elezioni presidenziali USA – Si fa forte la polemica tra i due candidati presidenziali, il repubblicano Mitt Romney e il democratico e attuale Presidente, Barack Obama, sulla vicenda del nucleare iraniano e sul supporto fornito dalla attuale amministrazione a Israele.

Dal palco della convention repubblicana Mitt Romney ha affermato: “appena eletto Obama aveva detto che l’America doveva parlare con l’Iran. Ebbene, stiamo ancora parlando e mentre lo stiamo facendo in Iran le centrifughe sono in funzione a pieno regime”. Una chiara accusa alla “politica della mano tesa” inaugurata da Obama proprio con l’Iran. Poi aveva aggiunto che “ogni americano oggi è meno sicuro perché Obama non è riuscito a fermare il programma nucleare iraniano”. Infine Romney ha attaccato ferocemente la politica di Obama verso Israele e in un colloquio con i giornalisti a margine della convention repubblicana ha accusato il Presidente USA di “aver indebolito l’alleanza strategica con Israele” e di “avere più volte fatto in modo che notizie strategiche venissero a galla indebolendo così le operazioni israeliane”. L’accusa, nemmeno tanto velata, è quella di aver usato i media vicini a Obama, tra i quali il New York Times, di aver più volte diffuso i piani israeliani di attacco alle centrali nucleari iraniane mettendo seriamente a rischio l’operazione israeliana (ricordiamo in particolare la notizia diffusa dal Times sulle basi in Azerbaijan e quella sul piano di attacco vero e proprio). Romney ha accusato Obama anche di aver fatto pressioni sugli alleati per impedire a Israele di attaccare le basi nucleari iraniane (ricordiamo in particolare le pressioni sulla Arabia Saudita affinché togliesse il proprio appoggio logistico ai caccia israeliani in caso di attacco).

Alle accuse di Mitt Romney,a dire il vero più che giustificate, ha risposto a stretto giro di posta la Casa Bianca. A farlo per Obama ci ha pensato ieri il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, il quale in una conferenza stampa improvvisata a bordo dell’Air Force One ha detto ai giornalisti accreditati sull’aereo presidenziale che “le critiche di Romney sono ingiustificate”. Dopo di che ha snocciolato una serie di scuse e di presunti “buoni rapporti con Gerusalemme” che però non hanno convinto nessuno, specie quando ha detto che “l’alleanza tra Stati Uniti e Israele non è mai stata forte come adesso”. Tutti sanno infatti che tra Obama e gli alleati israeliani c’è una fortissima tensione proprio sull’attacco alle centrali nucleari iraniane. Addirittura nei giorni scorsi il Gen. Martin Dempsey, capo dello staff militare del Presidente, ha fatto intendere che in caso di attacco israeliano alle centrali nucleari iraniane gli USA non sarebbero intervenuti. In merito alla “politica della mano tesa” verso l’Iran, Jay Carney ha detto che “il Presidente Obama si sta adoperando in tutti i modi per impedire all’Iran di dotasi di armi nucleari ma crede che prima di passare all’opzione militare si debbano cercare altre vie” aggiungendo che “grazie al Presidente Obama le sanzioni applicate all’Iran sono le più severe che la storia ricordi”.  Peccato che proprio ieri un rapporto della Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) abbia dimostrato inequivocabilmente come, nonostante le sanzioni internazionali, l’Iran stia accelerando il suo programma nucleare invece che rinunciarvi.

Fino ad oggi la disputa tra i due candidati alle elezioni presidenziali USA si è svolta quasi totalmente sul piano delle problematiche interne, tuttavia man mano che ci si avvicina al momento clou si fa sempre più importante il peso della politica estera americana. E’ evidente che la politica estera di Obama è stata fortemente fallimentare finendo per indebolire enormemente il peso americano a livello mondiale e per consegnare larghe parti del Nord Africa e del Medio Oriente all’estremismo islamico. Su questo Romney punterà parecchio nelle prossime settimane perché, problemi interni a parte, l’elettorato americano è ancora molto sensibile al ruolo degli USA nel mondo e di certo con Obama questo ruolo si è fortemente ridimensionato.

Adrian Niscemi