Obama vuole la Fratellanza Musulmana anche in Siria

«L’Egitto è il fulcro, la base del mondo arabo e gli sviluppi in Egitto sono suscettibili di incidere in tutto il mondo arabo». A pronunciare queste parole è Hilal Khashan, professore di scienze politiche presso l’Università americana di Beirut, uno dei massimi esperti di politica medio-orientale.

Nelle parole di Khashan si nota tutta l’importanza dell’ascesa della Fratellanza Musulmana in Egitto, non solo per la terra dei Faraoni ma per tutti gli equilibri della regione. I Fratelli Musulmani, con le loro varie branche regionali, hanno saputo insinuarsi nelle cosiddette “primavere arabe” e hanno preso il controllo di Tunisia ed Egitto mentre si apprestano a fare altrettanto in Libia. Secondo Labib Kamhawi, un importante analista politico giordano, «nel mondo arabo c’è un forte senso di preoccupazione per l’ascesa della Fratellanza Musulmana. Regni come quello del Marocco, della Giordania e persino dell’Arabia Saudita vedono la Fratellanza Musulmana come un pericolo per la loro sopravvivenza».

A preoccupare gli arabi è l’organizzazione capillare e settaria che si sono dati i Fratelli Musulmani negli ultimi 80 anni, una organizzazione presente massicciamente in quasi la totalità dei Paesi arabi e persino in Turchia. Oltre a questo c’è il palese appoggio dato dal Presidente americano, Barack Obama, alla Fratellanza Musulmana a rendere agitati i sonni dei Re arabi. E’ chiaro, come si diceva qualche giorno fa, che la politica americana ha puntato sin dall’inizio sui Fratelli Musulmani e adesso in molte capitali arabe si fa largo la convinzione che dietro alle “primavere arabe” ci sia stato in effetti Washington  e che tutto sia stato organizzato al fine di mandare al potere i Fratelli Musulmani. Il piano non è riuscito in Qatar grazie all’intervento dei sauditi e ancora non è perfettamente compiuto in altri Paesi arabi (Marocco e Giordania) ma in procinto di riuscire in Siria.

E’ proprio Labib Kamhawi a spiegare come la Fratellanza Musulmana sia massicciamente introdotta in Siria. Secondo l’esperto giordano «l’incidenza della Fratellanza Musulmana in Siria è seconda solo a quella che ha in Egitto». Ed è su questa incidenza che, come in Egitto, stanno puntando gli americani per il dopo Assad. «Nei piani americani per la Siria c’è la Fratellanza Musulmana – dice ancora Kamhawi – piani che però non piacciono né alla Russia né ad Israele».

A tal riguardo è indicativo il racconto che fa il Washington Post su un articolo dedicato alla situazione in Siria. Il WP riporta che in una scuola poco fuori la città ribelle di Hama trasformata dai rivoltosi in un media center, i ribelli si sono riuniti per vedere in TV il discorso di insediamento del Presidente Egiziano Mohamed Morsi, e quando Morsi ha detto che “l’Egitto avrebbe sostenuto con tutto il suo peso le rivendicazioni del popolo siriano contro Assad” oltre ad un applauso scrosciante sono partiti cori a favore della Fratellanza Musulmana. Gli analisti politici del Washington Post hanno subito notato come il riferimento diretto alla Siria fatto da Morsi non era affatto usuale e tantomeno casuale. Era un chiaro messaggio ai confratelli siriani.

Ed è uno dei maggiori esponenti dei Fratelli Musulmani in Siria, Molham al-Drobi, a confermare sempre al WP che molto presto una delegazione della Fratellanza Musulmana siriana si incontrerà con Morsi al Cairo. L’obbiettivo è chiedere sostegno e, soprattutto, che l’Egitto impedisca alle navi russe e iraniane che portano armi ad Assad di attraversare il Canale di Suez, impegno questo che Morsi avrebbe già preso sia con i suo confratelli siriani che con gli USA.

Preoccupazione dei laici e delle minoranze siriane – Queste manovre della Fratellanza Musulmana appoggiata dagli USA preoccupano profondamente le minoranze siriane e i laici del movimento anti-Assad. Lo dice Emile Hokayem dell’International Institute for Strategic Studies sempre al Washington Post. Si teme che, come nei casi della Tunisia e dell’Egitto, una rivoluzione iniziata come laica si trasformi in un cambio di regime di tipo islamico integralista, anche se i vertici della Fratellanza Musulmana sono impegnati in tutto il mondo a garantire riguardo alla loro “moderazione”. Obama è convinto che i Fratelli Musulmani siano un movimento moderato in grado di dare ai Paesi medio-orientali una democrazia islamica non oppressiva. Non sono di questa idea i moderati e i laici siriani che invece temono che dietro alle rassicurazioni della Fratellanza Musulmana si celi in effetti la volontà di creare un grande califfato in Medio Oriente, timori non certo campati in aria anche secondo moltissimi osservatori americani molto critici verso la politica di Omaba.  Il pericolo, secondo Hokayem, è che la Fratellanza Musulmana tenda ad esportare il suo modello in tutti i paesi arabi, fatto questo che, secondo l’analista, sarebbe dirompente.

Ma Barack Obama, insensibile alle critiche che gli piovono addosso da più parti, continua imperterrito nella sua politica pro Fratellanza Musulmana e dopo la Tunisia e l’Egitto vuole la Siria. Una politica rischiosissima e che si basa esclusivamente sulle rassicurazioni di “moderazione” date dai vertici dei Fratelli Musulmani al Presidente americano, rassicurazioni solo verbali.

Un fatto sembra essere certo: a prescindere da come andranno le elezioni presidenziali negli USA ormai il danno è stato fatto è sarà difficilissimo, se non impossibile, spodestare la Fratellanza Musulmana dai Paesi che oggi controlla. Concedergli anche la Siria, come vorrebbe Obama, significa consegnarli completamente le chiavi del Medio Oriente e capovolgere così gli equilibri regionali. La promessa di Obama ai Fratelli Musulmani mantenuta.

Adrian Niscemi