Una vera e propria pioggia di missili si è abbattuta su Israele negli ultimi giorni e la concomitanza di questi attacchi con la chiusura dei colloqui sul nucleare iraniano che si tenevano a Mosca è quantomeno sospetta. Nei giorni scorsi alcuni analisti avevano detto che sospettavano ci fossero i Fratelli Musulmani egiziani dietro agli attacchi terroristici, ma nuove fonti di intelligence portano a far pensare che invece ci sia proprio Teheran alle spalla di Hamas e della Jihad Islamica.
A far cambiare idea agli analisti della intelligence israeliana c’è un fitto scambio di messaggi internet tra l’Iran e la Striscia di Gaza, scambio che si è intensificato poco prima dell’inizio del lancio dei missili e in concomitanza con la fine dei fallimentari colloqui di Mosca.
Secondo fonti di intelligence israeliane e occidentali da diversi mesi una folto gruppo di Pasdaran iraniani avrebbe preso casa nella Striscia di Gaza. Il loro scopo è quello di addestrare i miliziani di Hamas all’uso e alla fabbricazione di ordigni IED (improvised explosive device), al lancio di missili a lunga gittata e, soprattutto, alle tecniche di guerriglia urbana. Sarebbe il completamento dell’addestramento iniziato qualche mese fa quando miliziani di Hamas si recarono in Iran. E sarebbe proprio questo gruppo di pasdaran a “telecomandare” il lancio dei missili su Israele. E non deve certo ingannare che Hamas e la Jihad Islamica non usino “il meglio” del loro arsenale. Il loro obbiettivo è scatenare la reazione israeliana e possibilmente tenerli impegnati il più a lungo possibile o, comunque, quello di mantenere un fronte di minaccia aperto nel caso a Gerusalemme pensassero di attaccare le centrali nucleari iraniane. I “pezzi” migliori li lasceranno proprio per quella evenienza.
Secondo le fonti di intelligence un altro obbiettivo dei pasdaran sarebbe quello di vedere l’efficacia del sistema di intercettazione e abbattimento missili “Iron Dome” ed eventualmente trovare una falla per poterlo aggirare. Questo sarebbe uno dei motivi per cui al continuo lancio di missili Qassam sporadicamente segue il lancio di missili Grad. Due di questi missili ieri sono riusciti ad aggirare il sistema e sono caduti nei pressi di Be’er Sheva.
Nonostante queste informazioni, rimane un dubbio che attanaglia gli analisti: come può Hamas rischiare di perdere tutto per sostenere Teheran? L’unica risposta logica è che il fanatismo prevale sulla ragione, che l’odio è più forte della volontà di mantenere il sistema mafioso messo in piedi a Gaza.
A confermare che ormai Hamas è succube degli Ayatollah ci sono le dichiarazioni di un responsabile delle Brigate al Qassam, il braccio armato di Hamas, che ieri sera ha detto che “Hamas non interromperà il lancio di missili su Israele”. La dichiarazione arriva poche ore dopo che negoziatori egiziani avevano cercato di convincere i terroristi palestinesi a interrompere gli attacchi verso Israele. E’ chiaro quindi che nemmeno l’Egitto controlla più Hamas.
Cosa può succedere adesso? In Israele cresce la corrente di chi vorrebbe un intervento decisivo a Gaza, una specie di “Piombo Fuso 2” con la differenza che questa volta l’obbiettivo sarebbe l’eliminazione definitiva di Hamas. Tuttavia, nonostante le pressioni in tal senso, il Governo israeliano è prudente e non vorrebbe cadere nel tranello iraniano. Tutto dipenderà da quello che il Consiglio di Difesa deciderà su un eventuale intervento sulle centrali nucleari iraniane. Se si opterà per non attendere oltre e quindi attaccare le centrali nucleari iraniane nel giro di poco tempo, Gaza e Hamas diverranno un problema secondario o da affrontare in concomitanza con l’azione contro l’Iran. Se invece si vorrà ancora dare tempo alla diplomazia, allora il “problema Hamas” diverrà di primaria importanza. Un fatto è certo, non ci si può più permettere di lasciare 1,5 milioni di persone che abitano il sud di Israele alla mercé dei terroristi di Hamas e dei loro missili. Qualcosa va fatto e va fatto subito.
Sharon Levi