All’alba delle cosiddette “primavere arabe” il Presidente USA non esitò a schierarsi apertamente con i rivoltosi a costo di rompere le buone relazioni avute per molti anni dagli USA con i leader che i rivoltosi volevano rovesciare e in particolare con il tunisino Ben Alì e con l’egiziano Mubarak.
Specialmente con quest’ultimo gli USA hanno sempre avuto un rapporto preferenziale e una buona collaborazione anche a livello militare (le armi dell’esercito egiziano sono americane e i loro ufficiali si sono addestrati negli USA). Ciò nonostante Obama non esitò un secondo a chiedere al leader egiziano di farsi da parte e lo fece pochi giorni dopo l’inizio delle rivolte, quasi come fosse una mossa studiata (con la Siria ci ha messo un anno). La “scusa” era quella di un nuovo ciclo nei Paesi arabi che avrebbe portato, secondo lui, alla democrazia. Il risultato lo possiamo vedere oggi. L’Egitto del dopo Mubarak è tutto fuorché democratico e il rischio che cada nelle mani del fondamentalismo islamico (con tutto ciò che ne consegue) è altissimo. Obama si è sbagliato o era quello che voleva?
Con l’Iran la situazione è stata simile anche se con motivazioni e conseguenze diverse. Appena salito al potere Obama lanciò la famosa “politica della mano tesa” verso Teheran. Propose agli Ayatollah di “parlare” e di risolvere i problemi con il dialogo. In Iran non aspettavano altro. A loro serviva tempo e quale miglior modo per guadagnarne che far finta di “dialogare”. Dopo quattro anni la politica della mano tesa di obamiana invenzione cosa ha prodotto? Niente, anzi, gli iraniani si sono pericolosamente avvicinati alla bomba. Obama si è sbagliato o era quello che voleva?
Se per l’Egitto si può anche pensare che quello che sta avvenendo oggi era in qualche modo auspicato da Obama e che abbia lavorato nell’ombra per favorirlo, per l’Iran l’impressione è che la colpa sia da attribuire alla sua incompetenza e che la situazione gli sia sfuggita di mano. Ha puntato tutto sul dialogo con gli Ayatollah tanto da consegnargli quasi tutto l’Iraq senza colpo ferire pur di tenere aperto un canale di comunicazione con Teheran. Ha ingoiato di tutto persino il fatto (chiarissimo e confermato dalle intelligence occidentali) che gli iraniani armavano e addestravano i talebani in Afghanistan e che gli IED che tante vittime hanno fatto tra i soldati della NATO fossero di “fattura iraniana”. Ancora solo pochi giorni fa ha tentato un accordo con il Grande Ayatollah Khamenei dimostrando che gli sberloni ricevuti dagli iraniani non gli sono serviti a niente.
Ma la cosa peggiore che ha fatto nel tentativo di “promuovere” le primavere arabe e di mantenere un canale aperto con Teheran, è stata quella di prendere progressivamente le distanze da Israele, cosa che ha rinvigorito i nemici dello Stato Ebraico, primi tra tutti i gruppi terroristici che assediano il territorio israeliano. Obama ha creato una situazione tale che le possibilità che in Medio Oriente scoppi un devastate conflitto sono mille volte di più di quanto non fossero quando salì al potere. Ha scombussolato gli equilibri medio-orientali che, per quanto precari, contribuivano a mantenere la pace nella regione.
La domanda che tutti si pongono e alla quale non è facile rispondere è: Obama voleva tutto questo oppure ha letteralmente fallito su l’intera linea? Personalmente credo che la verità stia nel mezzo. Certamente Obama ha favorito le primavere arabe prima che gli si rivoltassero contro. Sperava in un cambio di regime maggiormente democratico, magari con un islam moderato al posto dei dittatori. Purtroppo gli è andata male e oggi in luogo dell’islam moderato ad aver preso il potere è l’islam integralista. Era prevedibile? Io dico di si, il che dimostra l’assoluta incompetenza del Presidente USA. Con l’Iran invece credo che abbia realmente giocato con il fuoco nel tentativo di fare l’impossibile: dialogare con gli assassini iraniani e allo stesso tempo ridimensionare (al ribasso) il ruolo di Israele in Medio Oriente. Secondo Obama era questo il prezzo da pagare per le “primavere arabe” e non ha esitato un attimo a rischiare (con il culo degli altri) il tutto per tutto. Gli ultimi sviluppi ci dicono che anche in questo caso gli è andata male e che invece che allontanare il rischio di un conflitto tra Israele e Iran, le possibilità che questo scoppi nel brevissimo periodo sono altissime.
In sostanza, il Presidente Obama in Medio Oriente e con l’Iran ha sbagliato su tutta la linea. Il problema è che persevera, foraggiato dal turco Erdogan e da quella persone insignificante che è Catherine Ashton, ambedue accecati dall’odio anti-israeliano e pronti a tutto pur di nuocere allo Stato Ebraico. L’unica possibilità per scongiurare un devastante conflitto in Medio Oriente è che Obama rinsavisca (magari a causa delle prossime elezioni) e che torni a fare il Presidente degli USA, cioè che faccia sentire tutto il suo peso nelle giuste direzioni, che siano l’Egitto, la Palestina il Nord Africa e, soprattutto l’Iran.
Franco Londei