“Le milizie legate al governo sudanese sono arrivate nella città di El-Faid. Hanno bruciato oltre 350 case e ucciso 17 persone”. In poche parole è racchiusa la testimonianza del terrore che serpeggia tra gli abitanti della regione del Sud Kordofan, da mesi sotto attacco delle milizie filo-governative agli ordini di Ahmed Haroun, un criminale di guerra ricercato dal Tribunale Penale Internazionale per crimini contro l’umanità commessi in Darfur.
Il Sud Kordofan non ha potuto partecipare al referendum per la separazione del Sud Sudan tenutosi a gennaio per ragioni “tecniche”, ma si appresta a decidere se passare al sud o rimanere al nord con una tornata referendaria che si terrà il prossimo 5 maggio.
Khartoum non vuole perdere questa terra a favore del Sudan Meridionale. In Kordofan si produce il 70% del petrolio sudanese e per il Governo sudanese potrebbe essere il tracollo. Per questo da mesi le milizie filo-governative hanno dato il via ad una campagna di violenza verso tutti coloro che vogliono la secessione dal Nord e più in particolare verso tutti i sostenitori del Sudan People Liberation Movement (SPLM).
Mercoledì scorso le forze filo-governative del Popular Defense Forces (PDF) hanno attaccato complessivamente 14 centri abitati tra città e villaggi, uccidendo oltre 30 persone e ferendone decine. Hanno bruciato oltre 400 abitazioni e raso al suolo un intero villaggio nei pressi di Um Shuran, a sud di Kadugli, dove gli abitanti seguivano un raduno del SPLM. Tutto questo ricorda terribilmente quanto avvenne in Darfur all’inizio del conflitto.
Il Sud Kordofan, durante la guerra civile tra nord e sud, fu teatro di terribili battaglie. La popolazioni, in prevalenza di etnia Nuba, si schierò con il Sud ed è anche per questo che oggi vuole far parte del neonato stato del Sudan Meridionale. Khartoum però si oppone e si sta inventando l’ennesima pulizia etnica ai danni della popolazione Nuba così come ha fatto ai danni dei Fur e degli Zaghawa in Darfur.
Il comitato di sicurezza del Kordofan e quello del Sudan Meridionale ieri hanno fatto sapere che non permetteranno un nuovo Darfur in Kordofan. Per questo un battaglione meccanizzato dell’esercito sud-sudanese si è spostato ai confini con il Kordofan pronto a intervenire in difesa delle popolazioni Nuba. Ma è chiaro che la tensione sta velocemente salendo mentre tutto il mondo è distratto dalle rivolte nel Maghreb e in altri Stati arabi. Bashir probabilmente punta proprio su questa “disattenzione” per regolare i conti con i Nuba. La comunità internazionale però questa volta non glielo può permettere. Un nuovo Darfur nel Kordofan sarebbe davvero devastante.
Secondo Protocollo