Obbiettivi del Millennio: da oggi a New York il summit. I dati (veri) su quello che è stato fatto

I leader di tutto il mondo si riuniranno da oggi a New York per fare il punto sugli obbiettivi del millennio anche sarebbe più corretto dire che si riuniscono al capezzale degli obbiettivi del millennio. Chiamato molto pomposamente “Conferenza Plenaria di alto livello dell’ Assemblea Generale” il vertice si prefigge, secondo quanto affermato dall’Onu, di far “incontrare i leader mondiali per un resoconto sul progresso, identificare lacune e impegnarsi a concretizzare gli obbiettivi del millennio”.

Quando mancano soli cinque anni dalla data fissata come termine massimo per il raggiungimento degli obbiettivi del millennio, la sensazione non è solo che la situazione nei Paesi in via di sviluppo (Psv) non sia affatto migliorata, ma che in alcuni casi sia addirittura peggiorata.

Gli obbiettivi del millennio (Millennium Development Goals o MDG) erano otto punti su cui i 191 Paesi membri dell’Onu si erano impegnati nel 2000 e che, secondo le intenzioni, avrebbero dovuto essere raggiunti entro il 2015. Gli otto punti erano:

1.    Sradicare la povertà estrema e la fame

2.    Garantire l’educazione primaria universale

3.    Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne

4.    Ridurre la mortalità infantile

5.    Migliorare la salute materna

6.    Combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie

7.    Garantire la sostenibilità ambientale

8.    Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo

Per quanto riguarda la lotta alla povertà estrema (punto 1) la realtà è che nulla è migliorato dall’anno 2000. E’ vero, alcuni Paesi in via di sviluppo hanno fatto importanti passi avanti, ma la recente crisi globale ha praticamente annullato i pochi punti positivi raggiunti fino ad oggi con la nascita di nuove classi di poveri che nel 2000 non c’erano.

Qualche passo avanti è stato invece fatto sull’educazione primaria (punto 2) anche se ci sono sacche che vanno addirittura in controtendenza come per esempio in alcuni Paesi islamici dove l’educazione primaria è preclusa alle ragazze (non era così nel 2000).

Lontanissima dall’essere raggiunta è senza dubbio la parità dei sessi e l’autonomia delle donne (punto 3), anzi, in alcuni casi la situazione è precipitata in particolare nei Paesi islamici dopo gli eventi del 2001. Parlare di “forte regressione dei Diritti delle donne nei Paesi islamici” non è un eufemismo.

Per quanto riguarda la mortalità infantile (punto 4) mentre in alcuni Paesi si è notata una effettiva riduzione del tasso di mortalità infantile, a livello globale il quoziente non è migliorato di molto a causa dell’aumento spropositato i alcuni Paesi. Per esempio attualmente il tasso di mortalità infantile in Angola è di 180,21 bambini morti su 1000 nati vivi. Troppo alto per parlare di miglioramento. In Sierra Leone è di 154,43 su 1000. In Afghanistan è di 151,95 mentre in Liberia è di 138,24 su 1000. Questi sono solo alcuni esempi che però dimostrano che l’obbiettivo fissato nel 2000 è molto lontano dall’essere raggiunto.

Qualche significativo miglioramento si è visto invece nel miglioramento della salute materna (punto 5) anche se va detto che questo miglioramento è dovuto in larga parte a iniziative dei singoli Paesi e al fondamentale supporto delle Ong, piuttosto che ad una iniziativa globale. Il trend è oltretutto in significativo miglioramento anche se c’è ancora da fare parecchio specialmente in alcuni paesi africani, del sud-est asiatico e dell’America centrale.

Anche nella lotta all’AIDS/HIV (punto 6) i passi avanti sono stati importanti, specialmente nel settore della prevenzione e questo nonostante l’ostruzionismo della Chiesa cattolica che continua a proibire ai suoi fedeli l’uso del preservativo. Il numero dei malati (a livello globale) è sceso costantemente negli ultimi anni anche se vi sono alcuni Paesi, soprattutto in Africa, dove il virus è in piena espansione a causa della mancanza di una politica di prevenzione e della mancanza di farmaci retrovirali. Su questi due punti (prevenzione e farmaci retrovirali) ci sarebbe parecchio da lavorare.

Nessun passo avanti  invece è stato fatto nel garantire la sostenibilità ambientale (punto 7) nonostante qualcuno si ostini a dire il contrario. Anzi si potrebbe persino affermare che si sono fatti passi indietro. Il mondo è molto più inquinato oggi di quanto non lo fosse nell’anno 2000, con una sostanziale differenza: rispetto al 2000 oggi abbiamo il 23% in meno di foreste pluviali, cioè dei polmoni della terra. Si sapeva da subito che questo sarebbe stato uno degli obbiettivi più difficili da raggiungere nonostante la sua importanza. Agire sulla sostenibilità ambientale significa andare a intaccare gli interessi miliardari delle grandi compagnie. Promuovere nuove tecnologie che salvaguardino l’ambiente in molti casi significa mettere i bastoni tra le ruote alle multinazionali. Come potevamo pensare di raggiungere questo obbiettivo?

Cosa dire poi della creazione di un partenariato mondiale per lo sviluppo (punto 8)? Una utopia studiata apposta per creare altre agenzie succhia-sodi targate Onu. Ogni Stato ha una sua politica di sviluppo, pretendere che tutti si coordinino è davvero fantapolitica. In compenso, pur di non avere seccature, i vari Stati mondiali fanno finta di credere che questo coordinamento ci sia e, a tal proposito, elargiscono fondi alle Nazioni Unite.

Ora, noi non sappiamo cosa si diranno oggi i grandi della terra nella riunione di New York. Immaginiamo che faranno quello che fanno sempre: mentiranno sui risultati e sui numeri, prometteranno ulteriore impegno e fondi (mentendo) e, infine, concluderanno la riunione a tartine e champagne. E se qualcuno pensa che qualcosa potrebbe cambiare si metta il cuore in pace. Domani si saranno tutti dimenticati di questa riunione.

Secondo Protocollo