Una premessa: qualsiasi deportazione (di massa o singola) che uno Stato attua indiscriminatamente contro una minoranza, è contraria a qualsiasi concetto di Diritto Umano e va condannata e combattuta con ogni mezzo.
Ciò premesso, in questi giorni non si fa altro che parlare delle espulsioni dei Rom dalla Francia intendendo tali espulsioni come una “deportazione di massa” e paragonando addirittura l’episodio alle deportazioni naziste durante la seconda guerra mondiale. In effetti all’apparenza quello francese potrebbe sembrare un atto discriminatorio verso una minoranza, per di più europea, che viola le leggi europee sulla libera circolazione e sul divieto di discriminare le minoranze. Ho detto all’apparenza perché, proprio in base alle leggi europee che, oltretutto, la stessa Francia ha contribuito notevolmente ad implementare, non è esattamente così. Vedo piuttosto un sacco di ipocrisia dietro a questa faccenda e adesso spiegherò anche perché partendo dalle leggi europee che la Francia è accusata di violare e finendo con il grande paradosso in termini di Diritti Umani che viene applicato ai Rom.
Le leggi europee sulla libera circolazione – all’interno dell’Unione Europea vige il concetto di “libera circolazione” che non è una sorta di permesso a stabilirsi dove uno vuole e a fare quello che uno vuole senza regole. La libera circolazione è regolamentata dalla direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004. Detta direttiva stabilisce regole precise per il soggiorno temporaneo e permanente dei cittadini europei all’interno di Stati europei che non siano quelli d’origine. La normativa in questione, per esempio, suddivide molto chiaramente i concetti di “libera circolazione e soggiorno temporaneo” con quello di “Diritto di soggiorno per una durata superiore a tre mesi” e con quello di “Diritto di soggiorno permanente”. I concetti di Diritto di soggiorno superiore a tre mesi e quello di soggiorno permanente sono regolamentati da precise condizioni che, tra le più importanti, vedono quelle che riguardano:
- esercitare un’attività in qualità di lavoratore subordinato o autonomo
- disporre di risorse economiche sufficienti e di un’assicurazione malattia al fine di non divenire un onere a carico dell’assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il soggiorno. A questo proposito, gli Stati dell’Unione non possono fissare l’ammontare delle risorse considerate sufficienti, ma devono tener conto della situazione personale degli interessati
- nel caso di studenti, seguire una formazione in qualità di studente disporre di risorse sufficienti e di una assicurazione malattia per evitare di diventare un onere per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante durante il soggiorno
- essere un familiare di un cittadino dell’Unione facente parte di una delle categorie sopra menzionate
Come si vede, la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea è tutt’altro che una sorta di anarchia dove ognuno può fare ciò che vuole e andare dove gli pare ma è condizionata da regole precise. Oltretutto, nessuna legge europea autorizza quella che gli esperti di migrazione chiamano la “transumanza collettiva”, cioè quella forma di spostamento di grandi masse di persone da uno Stato all’altro, quello che cioè avviene dalla Romania verso altri Stati.
Il paradosso dei Diritti Umani applicati ai Rom – e qui ci sarebbe da parlare per giorni non fosse altro per denunciare l’immensa ipocrisia che c’è dietro alla richiesta (più che giusta) che i Rom godano dei fondamentali Diritti Umani senza però pretendere da loro l’applicazione di quegli stessi Diritti Fondamentali che si chiedono per loro stessi. Per esempio, non mi è mai capitato di sentire uno dei supposti “difensori dei Diritti dei Rom” scandalizzarsi per come gli stessi Rom violino i Diritti dei bambini costringendoli ad andare per strada a fare accattonaggio o a rubare, oppure non ho mai sentito scandalizzarsi nessuno per il fatto che ragazzine di 13/14 anni vengano vendute dalla loro famiglia a uomini Rom come moglie oppure come somaro da soma o, peggio ancora, come risorsa per l’accattonaggio. Non ho mai sentito una sola parola dai “difensori dei Diritti dei Rom” sulle violenze alle quali vengono sottoposti i piccoli Rom quando non portano a casa la somma minima che il padre/padrone pretende da loro. Non ho mai sentito una sola parola sul fatto che donne giovanissime siano costrette ad andare ad accantonare o a rubare insieme ai loro piccolissimi figli, spesso in condizioni igieniche disastrose. Non ho mai sentito una sola parola di condanna sulle azioni criminali commesse dai Rom ai danni di onesti cittadini. Ogni volta che si prova a sollevare il problema l’unica risposta che si sente è che “tutto questo fa parte della loro cultura”. Ma cosa diavolo vuol dire? Che loro, in quanto Rom, possono violare ogni sorta di Diritto solo perché questo fa parte della loro cultura? Possono comprare e vendere bambini, sposare ragazzine di 13 anni, costringere i loro figli all’accattonaggio invece di mandarli a scuola, costringere mamme giovanissime con figli neonati ad ogni forma di elemosina e picchiare chi non porta a casa la somma minima, solo perché lo prevede la loro cultura? Scusate, ma io questa la chiamo ipocrisia della peggior risma.
La società civile deve pretendere per i Rom il rispetto dei fondamentali Diritti Umani, ma se non pretende altrettanto dai Rom, allora qualcosa non funziona come dovrebbe. La base di ogni società civile e democratica sta nel rispetto delle regole. Non si possono infrangere quelle regole solo perché “fa parte della cultura di qualcuno”. Non esiste al mondo che una cultura abbia come fondamento la violazione dei Diritti e delle leggi. Solo l’anarchia lo prevede. Ma siccome in Europa non vige l’anarchia ma vi sono regole precise da rispettare, anche i Rom sono tenuti a farlo. Tutto il resto è solo ipocrisia.
Bianca B.