Voci di detenuti italiani dall’inferno delle carceri di Santo Domingo

Mentre in Italia, giustamente, si discute delle drammatiche condizioni in cui versano i profughi eritrei o di altri Paesi in Libia, in pochissimi sanno che ci sono cittadini italiani che stanno vivendo una situazione altrettanto drammatica, che vivono in un contesto dove non esistono Diritti, il tutto completamente dimenticati dalle autorità italiane che pure sono perfettamente al corrente della situazione i cui vivono questi cittadini italiani.

Per dare una idea di quello di cui stiamo parlando vogliamo pubblicare una serie di sms provenienti da un cittadino italiano detenuto in attesa di giudizio da oltre sei mesi in un carcere di Santo Domingo per una accusa del tutto fasulla (la cosa e più che provata e documentabile altrimenti non faremmo una tale affermazione) che ci descrive una situazione davvero al di fuori di qualsiasi concetto di Diritto Umano. Con lui ci sono altri italiani detenuti per vari reati, cosa che comunque non giustifica assolutamente l’inerzia delle nostre autorità in quanto, anche se ritenuti colpevoli di qualsiasi reato (per lo più piccoli reati relativi al possesso di stupefacenti) hanno i loro sacrosanti Diritti che lo Stato Italiano è tenuto a tutelare.

Ma veniamo agli sms che sono stati inviati dal detenuto in oggetto ad un amico in Italia il quale ce li ha fatti avere. Il contenuto dei messaggi ci è stato confermato dal detenuto stesso con il quale abbiamo parlato più volte al telefono. Il nome del detenuto per il momento lo omettiamo in osservanza delle leggi sulla privacy. I messaggi sono in sequenza quindi abbiamo preferito mettere tutto in un unico testo:

Messaggi inviati il 26 aprile 2010: solo perché tu sappia, in un carcere da 800 – 1000 posti siamo 3200 ! Ci sono c.ca 10 bagni ogni 200 inquilini. I bagni sono delle turche, c’è poca acqua, tre quattro ore al giorno per pulirsi e bagnarsi. L’acqua è contaminata da animali morti e quanto altro e non esistono depuratori, nemmeno finti. C’è una puzza di orina e m…. e le turche non resistono all’assalto dei culi neri che masticano qualunque schifezza capiti. Il menu, per chi ha lo stomaco per mangiarlo, è sempre lo stesso: riso, pasta, platani lessi, pollo liofilizzato per il sapore e accenno di pollo vero, morto non si sa come, riempiono praticamente dei secchi; i dominicani mangiano dieci volte al giorno quindi ti lascio capire le file incessanti ai bagni e come vengono lasciati in assenza di acqua. L’igiene è ridicola come è ridicola la clinica del carcere. Per vivere, qui, ammesso che sia vita, si paga tutto ! Il posto per dormire, i contenitori dell’acqua, scarpe e vestiario, prodotti igienici, carta per il bagno, saponi per il bucato, qualunque cosa mangi o bevi al di fuori della mensa, che dà niente da bere; costa molto più che fuori!Le medicine devi pagarle, devi portare pure guanti, siringhe ed altro che possa servire per l’eventuale visita, devi pagare la pulizia, devi pagare eventuali tinteggi delle celle, devi comprarti materassini e cuscini e lenzuola, devi pagare i poliziotti per avere protezione, devi pagare i carcerati che fanno lo stesso lavoro in assenza della polizia. Se hai bisogno del bagno e se lo trovi in una cella che non è tua devi pagare, sei sottoposto come bianco ad espressioni razziste e continue richieste di qualunque cosa, sei a rischio di coinvolgimenti in risse con coltelli e altro pressoché quotidiane, se ti salvi in qualche maniera dai coltelli non ti salvi dalle malattie……….

Dal contenuto di questi messaggi si evince facilmente che le condizioni in cui sono detenuti i nostri connazionali sono completamente al di fuori di qualsiasi contesto di Diritto Umano e Internazionale. La cosa assume particolare gravità se si considera il fatto che il detenuto che ha inviato quei messaggi si trova in attesa di giudizio e lo è da diversi mesi. L’ultima udienza farsa si è svolta lunedì mattina ed è stato di nuovo (è la sesta volta) rinviata al 27 agosto perché le autorità si erano per l’ennesima volta dimenticate di convocare l’interprete.

Di queste situazioni le autorità italiane in loco (Ambasciata, Consolato e COMITEX) ne sono perfettamente al corrente ma nessuno pensa minimamente di intervenire sulle autorità domenicane per il vecchio sunto per cui “non si interferisce con le legislazioni altrui”. Ora, se questo sunto – come abbiamo più volte detto – è corretto nel momento in cui ai nostri connazionali vengono garantiti tutti i Diritti, non lo è più nell’esatto istante in cui quei Diritti vengono violati. Il fatto che chi scrive quei messaggi sia in attesa di giudizio (l’accusa poi è veramente una farsa) è una ulteriore aggravante, ma ciò non toglie che qualsiasi detenuto accusato e giudicato per qualsiasi reato debba avere garantiti i propri Diritti. Il sistema domenicano, poi, che ha impiantato sui detenuti stranieri un vero e proprio business di cui tutti ne sono perfettamente a conoscenza, non può e non deve essere lasciato libero di implementare a proprio piacimento il suddetto business alle spalle dei cittadini italiani, giustamente o ingiustamente detenuti che siano, violando in maniera sistematica i loro Diritti, senza che nessuno si senta in obbligo di intervenire nelle modalità previste dagli accordi internazionali che pure la Repubblica Domenicana ha firmato.

Per questo motivo chiediamo un immediato intervento del Governo italiano attraverso l’Ambasciata e i Consolati presenti nella Repubblica Domenicana, per accertarsi al più presto se e quando i Diritti dei nostri connazionali detenuti nelle prigioni domenicane sono stati violati e comunque chiediamo un maggiore e più costante interessamento sia per le persone condannate che, soprattutto, per quelle in attesa di giudizio e indebitamente detenute. Non è più possibile accettare passivamente una situazione del genere, per di più in un Paese dove la presenza italiana è molto forte e con un Governo con cui l’Italia ha importanti impegni di sostegno allo sviluppo. Non sarebbe affatto male che qualche volta anche l’Italia – come fanno anche altri Paesi – facesse sentire la sua voce, il tutto fermo restando il fatto di fornire ai nostri connazionali almeno un minimo di assistenza, cosa che al momento non viene fatta.

Secondo Protocollo

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