Tiene banco la vicenda che vede protagonista Emergency, Gino Strada e i suoi operatori arrestati in Afghanistan. Su internet si legge di tutto, tra chi pontifica la ONG italiana e chi, invece, la condanna e l’accusa di parteggiare per i talebani. Quello che, secondo me, manca in tutta questa faccenda è un minimo di chiarezza sulla singola vicenda, sul ruolo di Emergency nella vicenda stessa e, più in generale, sul ruolo delle ONG in teatri di guerra.
Innanzi tutto va detto che ogni ONG, ONLUS e organizzazione umanitaria ha il pieno Diritto di darsi una linea di condotta. Gino Strada ha impresso alla sua organizzazione una linea di condotta che ad alcuni piace e ad altri no ma che viene portata avanti da moltissimi anni. Personalmente posso dire che a me, per ragioni che spiegherò più avanti, quella linea non piace. Questo non vuol dire che non la rispetti, solo che mi trovo in disaccordo su alcune scelte di campo fatte da Emergency. Siccome mi sembra che in questa faccenda, da una parte e dall’altra, si stia facendo un sacco di demagogia vorrei, nel mio piccolo, cercare di capirci qualcosa e di far capire a chi legge come stanno realmente le cose e di fare il punto della situazione, sia per quanto riguarda Emergency sia per quanto concerne le altre ONG italiane presenti in Afghanistan, perché non c’è solo Emergency.
Partiamo dalle tre persone arrestate, tre cittadini italiani che lavorano per Emergenc. I tre, Matteo dell’Aira (41 anni, di Milano, coordinatore medico), Marco Garatti (49 anni, di Brescia, chirurgo d’urgenza) e Matteo Pagani (28 anni, di Roma, tecnico della logistica), sono stati tratti in arresto perché ritenuti responsabili di complicità nella preparazione di un attentato contro il Governatore della regione di Helmand. Le accuse sono gravissime e corroborate dal ritrovamento all’interno dell’ospedale di Lashkar-Gah, gestito da Emergency, di materiale esplodente di vario tipo. Noi, come facciamo per altri detenuti italiani all’estero, abbiamo chiesto che ai tre italiani vengano garantiti i loro Diritti fondamentali e che la Farnesina segua con scrupolo le indagini vigilando anche sulle condizioni dei tre connazionali. Chiedere di più in questo momento è chiedere l’impossibile per la regola universale secondo la quale uno Stato non può interferire con la legislazione di un altro Stato. Gino Strada, invece, chiede (pretende) il rilascio immediato dei suoi tre cooperanti senza però dare alcuna giustificazione sul ritrovamento delle armi e degli esplosivi in una struttura di Emergency.
Qualcuno, magari a ragione, sostiene che tutto questo sia una vendetta verso Emergency. La cosa è possibile. Gino Strada non ha mai nascosto le sue idee politiche e le linee di condotta imposte alla sua organizzazione, linee che prevedono la cura per tutti (talebani o no) senza chiedere niente. Ma, se le linee di condotta di Emergency sono certamente in linea con l’intervento umanitario (può piacere o no, ma la realtà è questa), di certo non lo è la scelta di campo prettamente politica assunta da Gino Strada, una scelta che viola le condizioni base delle ONG per operare in un territorio di guerra tra le quali, la più importante, è senza dubbio l’assoluta neutralità in faccende politiche. Gino Strada invece ha più volte attaccato il Governo di Karzai e le forze NATO dando la netta impressione di sostenere i Talebani. Magari su molte cose ha pure ragione, come su alcuni aspetti del Governo Karzai, ma quella presa di posizione chiaramente politica non ha niente a che vedere con l’intervento umanitario fine a se stesso. Per far capire cosa intendo, vorrei ricordare che in Afghanistan operano centinaia di ONG tra le quali 18 sono italiane. Ebbene, sono convinta che tutti hanno la stessa idea sul Governo Karzai che ha Gino Strada, però si guardano bene dal dichiaralo apertamente prediligendo la salvaguardia dei loro operatori e, soprattutto, il lavoro umanitario. In sostanza le altre ONG, pur facendo un lavoro equiparabile se non maggiore di quello che fa Emergency, non fanno politica.
Qualcuno dirà che Gino Strada è semplicemente coerente con le proprie idee di giustizia e di Diritto e che le porta avanti a qualsiasi costo. Bene, a parte che a mio parere andrebbe sempre privilegiato l’intervento umanitario, anche a costo di calpestare le proprie idee, ma poi mi si dovrebbe spiegare cosa c’è di coerente con la giustizia e con il Diritto nel sostegno ai talebani, oppure cosa c’è di coerente nel sostegno che, sempre Gino Strada, da al presidente sudanese Omar al-Bashir. A me sembra francamente poco coerente che uno attacchi (giustamente) la politica di Karzai e poi difenda un genocida come Bashir.
Concludendo, personalmente sono convinta che i tre operatori di Emergency siano innocenti e che sono solo le vittime di una guerra tra Gino Strada e il Governo Afghano. Questo non spiega la presenza degli esplosivi nell’ospedale di Emergency e di certo non giustifica l’operato di Gino Strada, un operato che non solo ha messo in grave pericolo la vita dei suoi cooperanti, ma che lascia aperte tutta una serie di domande su quanto si sia spinto in la l’appoggio dato da Emergency ai talebani. Anche in questo caso sono convinta che nessuno degli italiani di Emergency sapesse degli esplosivi, però il silenzio di Gino Strada su come quegli ordigni siano finiti nell’ospedale di Lashkar-Gah qualcuno me lo dovrebbe spiegare. Gino Strada fino ad ora non lo ha fatto e questo è un punto a suo sfavore, uno dei tanti.
Bianca B.