Ci sarebbe il figlio del Grande Ayatollah Khamenei dietro alla preparazione degli attentati che l’Iran stava per compiere negli Stati Uniti. Mojtaba Khamenei, 42 anni, figlio della Guida Suprema iraniana avrebbe ordito il piano che doveva uccidere l’ambasciatore saudita a Washington insieme al generale Qassem Soleimanipresented, comandante delle famigerate unità Al Qods, gruppo d’elite delle Guardie della Rivoluzione Iraniana.
A riferirlo sono fonti di intelligence americane le quali hanno potuto constatare senza ombra di dubbio che i pagamenti diretti ai due uomini di origine iraniana che stavano progettando l’attentato contro l’ambasciatore saudita a Washington e alle ambasciate di Israele e Arabia Saudita in USA e in Argentina, sono stati ordinati direttamente dal figlio di Khamenei e che l’assassinio dell’ambasciatore saudita era solo una parte di un piano ben più vasto che prevedeva, tra le altre cose, una svolta decisiva nel sostegno ai ribelli sciiti in Bahrein dove proprio l’Arabia Saudita è impegnata militarmente per sostenere il Governo sunnita nella lotta agli sciiti.
Secondo altre fonti di intelligence riportate dal giornale online Debka File, il piano prevedeva che alcuni membri delle unità Al Qods si infiltrassero tra i gruppi di pellegrini iraniani diretti alla Mecca e a Medina con l’obbiettivo di provocare grandi disordini nelle due città sante. L’omicidio dell’ambasciatore saudita negli USA doveva avvenire proprio in concomitanza con questi disordini e scuotere così il regno saudita alle fondamenta provocando un intervento delle forze USA a sostegno del Regno Saudita, fino addirittura al un conflitto di “basso profilo” tra USA e Iran che al costo di poche navi ed aerei persi da parte di Teheran avrebbe compattato intorno agli Ayatollah il sostegno di Russia e Cina.
Non deve stupire un piano così complesso, gli iraniani sono maestri nell’ordire complotti articolati ed estremamente raffinati che spesso hanno obbiettivi ben diversi da quelli che appaiono ad una prima analisi, anche se la ricostruzione che fa sempre Debka File ci sembra francamente inverosimile, almeno per quanto riguarda gli obbiettivi reconditi di questo piano, cioè distogliere l’attenzione dalla Siria, dal programma nucleare iraniano, ottenere l’appoggio militare di Russia e Cina a seguito di un conflitto di basso profilo e sollevazione del mondo islamico contro il blocco sunnita filo-americano. Lo troviamo poco credibile perché se gli analisti di Debka avessero ragione, Teheran potrebbe raggiungere lo stesso obbiettivo facendo pervenire per vie traverse all’intelligence americana le prove del complotto. Non dimentichiamo infatti che l’amministrazione americana non ha escluso una opzione militare nel caso venisse provato che dietro al piano delle Guardie della Rivoluzione Iraniana ci sia il Governo iraniano.
Su questo noi ci siamo fatti una idea diversa. Pensiamo che effettivamente Ahmadinejad sia stato tenuto all’oscuro del piano ordito da Mojtaba Khamenei e dal comandante delle unità Qods, probabilmente su ordine della Guida Suprema. Da mesi infatti all’interno dell’elite iraniana è in corso un confronto senza esclusione di colpi tra Ali Khamenei e Ahmadinejad per il controllo del Paese. Intendiamoci, l’uno e l’altro sono assassini senza scrupoli che hanno come obbiettivo comune l’espansione dell’islam sciita e la distruzione di Israele, ma hanno idee diverse su come raggiungere questo obbiettivo e soprattutto hanno diverse opinioni su chi dovrebbe guidare questa “rivoluzione iraniana globale”. A nostro avviso la possibilità di uccidere l’ambasciatore saudita negli USA e di compiere attentati alle ambasciate israeliana e saudita doveva avere il doppio scopo di mettere in difficoltà Ahmadinejad e di imprimere una accelerazione alla “rivoluzione sciita globale”. Non dimentichiamo infatti che per quanto sia una persona abominevole, Ahmadinejad non è certo uno stupido e, a nostro avviso, non farebbe mai l’errore di arrivare ad uno scontro diretto con gli USA e con l’Arabia Saudita. Non escludiamo affatto che il modo assai goffo con cui l’operazione è stata portata avanti, ben diverso dal solito modo di agire delle unità Qods, e la facilità con cui è stata scoperta, non sia in effetti una vera e propria trappola per Ahmadinejad che agli occhi della Guida Suprema sarebbe “troppo attendista” nello scatenare la “rivoluzione sciita”.
A confermare questa nostra ipotesi ci sono proprio le prove raccolte dall’FBI e dall’intelligence americana che portano dritte al figlio della Guida Suprema e alle unità Qods che dipendono direttamente da Khamenei e sulle quali Ahmadinejad non ha alcun controllo. Non nascondiamo che anche il “grande piano” prospettato da Debka File non possa essere una realtà, ma crediamo che non sia legato a questo episodio che, ripetiamo, ci sembra davvero troppo goffo per essere opera delle raffinate menti delle unità Qods. Insomma, secondo noi siamo di fronte alla fase finale di uno scontro di potere tra la Guida Suprema, Ali Khamenei, e il Presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, uno scontro che però potrebbe coinvolgere e incendiare tutto il Medio Oriente in una sorta di corsa a dimostrare chi tra i due è più violento e assassino.
Noemi Cabitza