Mohammad Seddigh Kaboudvand, giornalista curdo, attivista dei Diritti Umani e fondatore del “Kurdistan Human Rights Defense Organization”, una organizzazione per la difesa dei Diritti Umani delle minoranze curde, è in carcere in Iran da quattro anni dove sconta una pena a 10 anni, completamente dimenticato dalle grandi e piccole organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani.
Mohammad Seddigh Kaboudvand non è stato condannato per un reato qualsiasi, è stato condannato per le sue attività pacifiche a difesa dei Diritti delle minoranze curde in Iran, il che rende la sua detenzione un caso unico e del tutto fuori dal comune, sia per le motivazioni che per la lunghezza della pena, pena per altro aumentata di un anno dopo il ricorso.
A denunciare la terribile situazione in cui si trova Mohammad Seddigh Kaboudvand è la figlia, Tonia Kaboudvand Kaboudvand, in una intervista esclusiva al giornale online “Rooz 1207”. Tonia denuncia senza mezze misure le grandi organizzazioni mondiali per la difesa dei Diritti Umani le quali non hanno mai trattato il caso del padre, come se la cosa non esistesse, come se suo padre non sia mai esistito. Eppure proprio la tipologia del reato di cui è accusato, la difesa dei Diritti del popolo curdo, avrebbe dovuto scatenare un pandemonio. Ma a quanto pare le “grandi” organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani sono troppo impegnate a far politica per interessarsi di un singolo caso, per di più di un curdo che ha avuto l’ardire di fondare una organizzazione per la difesa dei Diritti Umani. Ma chi diavolo è questo Mohammad Seddigh Kaboudvand per meritare la loro attenzione?
Ma le attività di Mohammad Seddigh Kaboudvand erano talmente buone che hanno attirato le attenzioni dei Mullah iraniani che hanno visto in questo intrepido uomo curdo un pericolo serio per la dittatura, tanto serio da incarcerarlo in regime di carcere duro e condannarlo ad una pena di 10 anni (poi diventati 11). Mai successo prima nel mondo se non in pochissimi casi come per gente del calibro di Aung San Suu Kyi. Eppure le “grandi” organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani hanno taciuto. La cosa non meraviglia più di tanto, il povero Mohammad Seddigh Kaboudvand è iraniano e per di più curdo, mica è un terrorista palestinese. Se fosse stato un terrorista palestinese avremmo assistito a imponenti mobilitazioni, Amnesty International, Human Rights Watch e tutte le altre avrebbero organizzato campagne di sensibilizzazione, raccolte di firme, petizioni online ecc. ecc. Ma fare una cosa del genere per un curdo-iraniano non ne vale nemmeno la pena.
E così Mohammad Seddigh Kaboudvand, attivista curdo dei Diritti Umani e fondatore del “Kurdistan Human Rights Defense Organization”, marcisce in una galera iraniana, dimenticato da tutti, con la sola colpa di non essere un terrorista. Noi di Secondo Protocollo, piccoli come siamo, non sappiamo ancora cosa fare per quest’uomo, cosa fare per aiutarlo, ma una cosa è certa, non lo dimenticheremo nel fondo di quella galera e qualcosa per aiutarlo studieremo.
Sharon Levi