La smentita ufficiale del Governo sudanese è arrivata questa mattina. Khartoum nega che ci sia un qualsiasi accordo con il gruppo ribelle del Darfur Justice and Equality Movement (JEM) come detto ieri dalle agenzie di stampa e da noi.
A dirlo è stato il mediatore del Governo sudanese per le questioni del Darfur, Amin Omer Hassan, da diversi giorni a Doha dove si stanno svolgendo i colloqui con i maggiori gruppi ribelli del Dafur. Amin Omer Hassan è stato categorico: “il Governo sudanese non intende raggiungere un accordo separato con i singoli gruppi ribelli ma è sua intenzione arrivare ad un accordo che inglobi tutti i gruppi ribelli”.
Secondo quando diffuso ieri da media vicini al JEM l’accordo (a questo punto falso) tra JEM e Khartoum avrebbe previsto la liberazione di Abdul-Aziz Nur Ushar (fratellastro di Khalil Ibrahim, leader del JEM condannato a morte da Khartoum), la possibilità per il JEM di mantenere il suo esercito in Darfur stipendiato però da Khartoum, la consegna del potere politico e militare in Darfur al JEM e conseguente nomina di Khalil Ibrahim a governatore della regione, il rinvio delle elezioni previste per aprile. In cambio il JEM avrebbe garantito la protezione dei seggi elettorali, lo smantellamento (anche forzoso) degli altri gruppi ribelli e infine, la cosa più allarmante, il JEM avrebbe garantito la riunificazione del movimento islamico in Sudan per affrontare le sfide derivanti dalla secessione del sud e di porre fine all’espansione del secolarismo nel nord.
Non appena sono emersi i dettagli dello pseudo-accordo tra JEM e Governo di Khartoum si sono levate le proteste di quasi tutte le forze politiche sudanesi e, sopratutto del Sudan People Liberation Movement che vedeva in questo accordo una serissima minaccia per l’indipendenza del Sudan Meridionale. E’ stato a questo punto che il Governo sudanese è stato costretto a smentire l’accordo con il JEM.
Tuttavia la cosa risulta molto nebulosa. Fonti da Khartoum riferiscono che l’accordo in effetti ci sarebbe ma che sarebbe funzionale alla situazione post-elettorale e sarebbe un accordo “sulla parola”, una specie di accordo tra gentlemen mirato a tagliare fuori gli altri gruppi ribelli del Darfur e soprattutto a impedire la secessione del Sudan Meridionale. Qualcuno dietro a questo accordo ci vede la mano e la mente di Hassan Al Turabi, da sempre contrario alla separazione del Sud Sudan. Fatto sta che la tensione tra Khartoum e Juba è di nuovo schizzata alle stelle, specie per quella parte dell’accordo in cui si parla esplicitamente di impedire la secessione del Sudan Meridionale. Come detto Khartoum nega ma dove c’è fumo……….