Iran: raffica di esecuzioni. Oltre 60 ragazzi iraniani in carcere in Turchia

Prosegue la politica del terrore del regime dittatoriale iraniano. Nei giorni scorsi sono state effettuate altre sei esecuzioni mentre si registrano una serie di condanne alla pena capitale ai danni di alcuni manifestanti che verranno eseguite i prossimi giorni.

I condannati a morte sono Abdolreza Ghanbari, condannato per contatti (sempre negati) con l’organizzazione dei Mujahedin del Popolo e per questo giudicato Moharebeh (nemico di Dio). Condannati a morte per lo stesso reato Motahareh Bahrami, Mohsen e Ahmad Daneshpour Moghadam (il marito e il figlio di Motahareh) oltre che Reyhane Haj Ebrahim e Hadi Ghaemi, tutti arrestati durante le proteste del 27 Dicembre 2009.

La politica portata avanti dal regime dittatoriale iraniano e fin troppo chiara, vogliono incutere terrore nella popolazione e impedire nuove manifestazioni emettendo condanne a morte a raffica”, ha detto a Secondo Protocollo una fonte della dissidenza iraniana. “Vogliono sopprimere nel sangue la legittima voglia di libertà del popolo iraniano” ha concluso la fonte. Secondo diverse fonti in Iran, la magistratura iraniana seguendo le disposizioni del regime, negli ultimi tempi ha moltiplicato le accuse di connivenza con l’organizzazione dei Mujahedin del Popolo per diversi giovani arrestati durante le manifestazioni post-elettorali, una accusa chiaramente falsa in quando l’organizzazione di Mujahedin del Popolo è considerata da buona parte della dissidenza iraniana alla stregua dei Mullah e quindi “nemici della libertà”.

Intanto preoccupano le condizioni di 60 ragazze e ragazzi iraniani sfuggiti all’arresto che, nel tentativo di raggiungere l’Europa, sono finiti nelle maglie della polizia turca. I giovani sono detenuti in diverse carceri di massima sicurezza turche in attesa di essere estradati verso l’Iran nonostante abbiano fatto regolare richiesta di asilo politico. Secondo Protocollo è venuto a conoscenza che almeno 45 di loro sono attualmente detenuti nel famigerato carcere di Buca Kiriklar a Izmir, un carcere tristemente famoso per le torture inflitte ai detenuti kurdi. I giovani non possono vedere nessuno nonostante abbiano richiesto a più riprese di incontrare rappresentanti dell’Alto Commissariato per i rifugiati dell’Onu (UNHCR). Secondo quanto si è potuto apprendere la Turchia è intenzionata ad estradare i giovani verso l’Iran nei prossimi giorni giustificando questo atto con un accordo stipulato con Teheran che riguarda però solo la dissidenza Kurda.

Considerando che la pena che aspetta i giovani iraniani in patria sarà molto probabilmente la morte, Secondo Protocollo ha inviato una richiesta urgente alla Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite affinché predisponga una immediata e celere ispezione nel carcere di Buca Kiriklar e nelle altre carceri turche dove sono detenuti i dissidenti iraniani al fine di stabilire quanti di loro hanno fatto richiesta di asilo politico e di garantire a tutti i fondamentali Diritti Umani. Secondo Protocollo esprime perplessità e profonda preoccupazione per la volontà delle autorità turche di estradare verso l’Iran i giovani iraniani che hanno fatto richiesta di asilo politico, intenzione giustificata da un trattato che viola palesemente i Diritti fondamentali dei dissidenti politici, siano essi kurdi o iraniani.