Elezioni: prima il Diritto poi le regole. L’Italia non è l’Iran

Premesso che, salvo rare eccezioni, questa associazione non tratta mai argomenti politici, ci sembra che nella vicenda politica che riguarda le elezioni regionali del Lazio e la mancata accettazione della lista del PDL per “mancata presentazione in tempo utile” della lista stessa, le regole prevaricano il Diritto.

I fatti sono noti a tutti e sono oggetto di diverse indagini della magistratura quindi non entreremo nel merito di quanto è successo (o non è successo) anche perché sono fatti tutti da chiarire che potrebbero celare gravissime violazioni dei Diritti fondamentali da parte di una delle parti in campo nel caso in cui venga provato che c’è stata ostruzione all’ingresso dei rappresentanti del PDL nei locali del tribunale. Quello che invece intendiamo discutere è se le cosiddette regole possono sopraffare o meno un sacrosanto Diritto che è quello del voto.

Dobbiamo ammettere che ci fa un po’ senso vedere rappresentanti del Partito Radicale, storicamente in prima fila nella difesa del Diritto anche a costo di contestare le regole (o le leggi), abbandonarsi alla difesa delle regole a scapito del Diritto. Intendiamoci, le regole vanno rispettate specie quelle in tema elettorale che sono state create per salvaguardare il corretto svolgimento dei turni elettorali, ma arrivare ad attaccarsi a una manciata di minuti per escludere dalle votazioni un partito politico che oltretutto conta milioni di elettori, ci sembra davvero una sorta di putsch che mira a tagliare fuori una importante componente dell’elettorato impedendogli di fatto un Diritto sancito dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti Umani che è quello del voto.

Ci sarebbe sembrato, per esempio, molto più logico e consono al Diritto permettere la presentazione della lista “con riserva” indicando l’orario presunto dell’accesso all’area di presentazione. Se poi i Radicali o chi per loro avessero voluto contestare tale orario avrebbe potuto farlo in seguito. Si è scelto invece di non permettere l’accesso al Diritto di voto a milioni di persone invece di contestare regolarmente la violazione delle regole come, per altro, è stato fatto decine di altre volte.

Noi riteniamo che, pur nel rispetto delle regole, il Diritto al voto di tutta la popolazione vada assolutamente salvaguardato. Non ci sembra democratico impedire a milioni di persone di votare per un determinato partito, di qualsiasi partito si tratti, eliminandolo materialmente dalla competizione elettorale attraverso cavilli burocratici che viaggiano sul filo dei secondi. Ci ricorda un po’ il metodo adottato in Iran per non permettere l’accesso alla competizione politica dei rappresentanti riformisti. Se poi, addirittura, venisse confermata la versione dei carabinieri presenti al fatto secondo cui l’accesso all’area di presentazione sarebbe stato impedito con atti prevaricatori, la cosa sarebbe assai più grave, tanto più se a farlo fossero stati rappresentanti del Partito Radicale, storicamente impegnati nella difesa del Diritto. A parte la gravità della cosa, vorrebbe dire che anche l’ultimo caposaldo della difesa del Diritto a tutti i costi si è arreso alla politica delle poltrone. Davvero una grossa delusione.

Pertanto questa associazione chiede che venga garantito prima di tutto il Diritto al voto sancito dalla Costituzione e dalla Carta dei Diritti Umani. Se nell’accesso a detto Diritto sono state violate delle regole è giusto e sacrosanto appellarsi alle competenti autorità e fare ricorso. Ma tentare di cancellare un partito politico impedendo a milioni di persone di esprimere il proprio voto usando le regole come un’arma preventiva non ci sembra né democratico né rispettoso dei fondamentali Diritti. L’Italia non è l’Iran dove le regole sono un’arma per eliminare la concorrenza.